Per il Pm di Trapani, il giornalista Marco Bova non può appellarsi al segreto professionale perché pubblicista. Solidarietà da Fnsi e Assostampa Sicilia
Il giornalista pubblicista Marco Bova è stato rinviato a giudizio, il 14 giugno 2016, dal Gip del Tribunale di Catania con l’accusa di false informazioni al Pubblico Ministero: Bova si era rifiutato, nell’ottobre del 2015, di rivelare la fonte di alcune notizie contenute nell’articolo “Sicilia, negli armadi dell’ex senatore Papania (Pd) i verbali della sua inchiesta”, pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 30 settembre 2015. Per il Pm, Bova – in quanto pubblicista – non può appellarsi al segreto professionale (contemplato per i soli professionisti dall’articolo 200 del codice di procedura penale). La prima udienza del processo è fissata al 15 dicembre del 2016.
Ossigeno si era già occupato della vicenda del giornalista quando, a dicembre del 2015, aveva dovuto sostenere il primo interrogatorio.
A Marco Bova hanno espresso solidarietà la Fnsi e il Consiglio regionale dell’associazione siciliana della stampa.
Nell’articolo su ilfattoquotidiano.it, Bova raccontava che l’ex senatore Nino Papania, imputato a Trapani in un procedimento per voto di scambio, era in possesso di alcuni documenti relativi alle indagini su di lui. Le carte erano state trovate nel suo ufficio nel corso di una perquisizione delle forze dell’ordine.
RDM