VENEZIA – La Pubblica amministrazione (Pa) italiana spende troppo per l’acquisto di beni e servizi.
È quanto emerge da un confronto sulla spesa per consumi intermedi sostenuta dalle principali Pa europee. L’elaborazione è stata effettuata dalla Cgia. La spesa per consumi intermedi della Pa italiana si attesta attorno ai 90 mld di euro e pesa per il 5,6% del Pil, un dato più elevato rispetto a tutti i principali competitor del Paese. Per la Cgia in Spagna, ad esempio, la spesa per l’acquisto di beni e servizi si ferma al 5,3%, in Francia al 5,2% mentre in Germania ad appena il 4,8% del Pil. “Vuol dire che, al netto degli stipendi, una buona parte della spesa per garantire il funzionamento della macchina amministrativa italiana non è efficiente – rileva Paolo Zabeo dell’Ufficio studi della Cgia -. Questi consumi intermedi includono diversi costi tra cui rientrano, ad esempio, le spese di manutenzione ordinaria, gli acquisti di cancelleria, le spese energetiche e di esercizio dei mezzi di trasporto”.
– La principale voce di spesa è la sanità, rileva la Cgia, con 30,5 mld di euro spesi per l’acquisto di beni e servizi nel 2014, pari all’1,9% del Pil, per un valore più che doppio rispetto a quanto sostenuto in media dai paesi aderenti all’Area dell’Euro (0,9%). Dopo la sanità seguono con 15,8 mld di euro le spese per consumi intermedi per “Servizi generali della Pa” (costi di funzionamento e di amministrazione di tutti i livelli di governo, escluse le spese che possono essere ricondotte ad altre funzioni specifiche) e con 10,8 mld di euro quelle per la “Protezione ambientale” (manutenzione idro-geologica, asporto, e smaltimento rifiuti, trattamento acque reflue, fognature). Queste prime tre funzioni di spesa “spiegano” – secondo la Cgia – quasi i due terzi della spesa complessiva per beni intermedi. Nell’ultimo decennio la spesa per consumi intermedi è cresciuta del 25% e le cause, per la Cgia, vanno individuate soprattutto nella sanità e nella protezione ambientale. Dal 2004 al 2014 la spesa per consumi intermedi nella sanità è esplosa (+61,5%) passando da 18,9 a 30,5 mld di euro del 2014, mentre quella per la protezione ambientale, ascrivibile per la larga maggioranza alla gestione dei rifiuti, è salita del 78,9%. Risultano invece in calo le spese intermedie per i servizi generali della Pa (-7,7% in 10 anni). Per la Cgia, valutando il comportamento delle altre voci di spesa per consumi intermedi, i risultati forniscono alcune indicazioni interessanti che confermano quanto già emerso. È ovviamente la sanità in cima alla classifica, con la spesa per “Servizi ospedalieri” che ha toccato quasi i 16 mld di euro nel 2014, salendo del 38% rispetto al 2004. Seguono le spese di Gestione dei rifiuti (quasi 9,1 mld di euro nel 2014) che sono quasi raddoppiate in 10 anni (+95,6 mld), scavalcando così quelle per i Servizi ambulatoriali che sono comunque salite del 70,1%. In sensibile crescita anche la spesa per la voce “Prodotti medicinali, attrezzature ed apparecchi terapeutici” che passa da poco più di un miliardo di euro del 2004 a quasi 4 mld di euro nel 2014; tuttavia, come indicato dalla Ragioneria Generale dello Stato, questo dipende sia dalla continua introduzione di farmaci innovativi (specie in campo oncologico), caratterizzati da un costo elevato che dalle politiche di incentivazione della distribuzione diretta dei farmaci attuate in diversi Servizi Sanitari Regionali, con conseguente rimodulazione della spesa dalla farmaceutica convenzionata (market, che non rappresenta un costo intermedio) alla farmaceutica ospedaliera (in effetti, in compensazione, negli ultimi 10 anni la spesa farmaceutica convenzionata è scesa di 3,6 miliardi di euro passando da 12 a 8,4 mld di euro). Risultano invece in calo le spese dei servizi di polizia: in 10 anni sono scese del 16%, passando da 3 mld di euro a poco più di 2,5 mld di euro. L’analisi dei consumi intermedi consente di individuare, in un certo senso, il lato più aggredibile della spesa pubblica e quello ovviamente più esposto alle inefficienze.