C’è un accurato dossier riservato, elaborato dai Radicali del segretario Riccardo Magi (tra i più votati nelle liste apparentate al candidato sindaco Giachetti), che fa le pulci ai conti disastrati delle Olimpiadi negli ultimi 50 anni. Si tratta di una dettagliata ricerca, 28 pagine, realizzata da un gruppo di economisti dell’Università di Oxford. Fra i documenti ufficiali del Partito radicale da un po’ di tempo a questa parte però non se ne ha più traccia. Come mai? Forse perché i Radicali si sono schierati con il listone del PD Giachetti sindaco, nonostante la loro campagna di raccolta firme per indire un Referendum cittadino pro o contro le Olimpiadi nella Capitale?
Il dossier (consultabile a parte, n.d.r.), ricco di grafici e tabelle, esprime due indicazioni: è fondamentale il ricorso ad un Referendum popolare, come avvenuto in altre città candidate, che poi si sono ritirate; i costi/benefici sono aleatori, ma soprattutto portano al fallimento finanziario delle città organizzatrici e al pagamento di extra-tasse per decenni da parte dei contribuenti. Per sommi capi, il dossier riporta alcuni casi di “Default olimpionico”:
“In uno studio pubblicato nel 2012, Wladimir Andreff, professore emerito della Sorbona, ex-presidente dell’associazione degli economisti francesi e presidente onorario della associazione internazionale degli Sports Economists, spiega che per ripianare il deficit derivante dai Giochi olimpici del 1968, i contribuenti di Grenoble (Francia) hanno dovuto pagare una tassa speciale fino al 1992, mentre i cittadini di Montreal e del Quebec (Canada) lo hanno fatto per 30 anni, dal 1976 al 2006: i primi versando nelle casse comunali una tassa locale extra, destinata a coprire una parte dei 176 milioni di dollari del deficit totale; i secondi tramite una imposta speciale sul tabacco, che ha permesso di recuperare altri 480 milioni di dollari. Allo stesso modo, anche i cittadini di Barcellona (Spagna) hanno versato 1,7 miliardi di tasse in più, per sanare il deficit lasciato dai Giochi del 1992, mentre i 60 milioni di dollari di debito accumulato per le Olimpiadi Invernali di Albertville (Francia) nello stesso anno sono stati pagati dai contribuenti francesi tramite un aumento del 4% della tassa locale sulla casa.
Di contro, mentre i conti delle amministrazioni locali negli anni si coloravano di rosso a spese dei contribuenti, le casse del Comitato Internazionale Olimpico continuavano a riempirsi: nel 2004, in seguito ai Giochi organizzati ad Atene (ritenuti da molti una delle cause che hanno condotto al declino), mentre i contribuenti greci si preparavano a pagare nuove tasse fino al 2030 per sanare il deficit causato dai Giochi, il CIO guadagnò dagli stessi 985 milioni di dollari.”.
Nonostante queste nubi grigi all’orizzonte del già disastrato debito capitolino (tra i 13 e i 16 miliardi di euro, che pagano in gran parte i cittadini romani e, per la restante quota, gli altri italiani), l’Assemblea capitolina, con Marino sindaco, il 25 giugno del 2015 votò per ospitare le Olimpiadi 2024 (38 voti a favore e 6 contrari, tra i quali i 4 “grillini”, compresa la Raggi, e il radicale Magi, che pure sedeva sui banchi della maggioranza). Magi per giustificare la sua contrarietà stigmatizzò così: “c’è stato il voto ma senza dibattito, né un supporto nemmeno orientativo sul budget”.
Eppure il dossier parla chiaro e mette una seria ipoteca sul “futuro olimpionico” di Roma:
“I dati, che costituiscono “il miglior scenario possibile”, mostrano che ogni manifestazione olimpica ha determinato un’esplosione dei costi rispetto al budget inizialmente presentato. I costi esplodono in media del 179%, contro ai costi supplementari che in media si riscontrano in altri tipi di megaprogetti, come la realizzazione di grandi infrastrutture viarie (20%-45%) o imponenti opere per la realizzazione di infrastrutture IT (+27%).
Per le Olimpiadi estive i costi supplementari aumentano in media del 257%, mentre per quelle invernali l’esplosione è lievemente più contenuta (+135%): in pratica, se presenti un budget di 5 miliardi di dollari, finirai con lo spendere 17 miliardi e mezzo di dollari.
Le Olimpiadi invernali di Sochi, svoltesi due anni dopo quelle di Londra, hanno registrato la più alta spesa di sempre (oltre 50 miliardi di euro) ed un incremento del budget di circa il 317% rispetto ai 12 miliardi di euro preventivati: le più costose della storia.
– Nel 100% dei casi esaminati, è riscontrabile un superamento del budget iniziale di spesa;
– i costi supplementari per l’organizzazione delle Olimpiadi rappresentano in media il 185% del budget iniziale in termini reali ed il 324% in termini nominali;
– i costi supplementari registrati per l’organizzazione delle Olimpiadi sono storicamente maggiori dei costi supplementari in cui storicamente si incorre, realizzando altri tipi di megaprogetti, quali ad esempio la costruzione di grandi arterie stradali (+33,8% in termini reali), ferroviarie (+44.7% in termini reali) e di collegamenti fissi (+20.4% in termini reali).”.
La storia recente delle grandi manifestazioni sportive in Italia passa dal flop dei Mondiali di calcio Italia ’90, con stadi faraonici, già superati (con la Lega Calcio impegnata in un forcing lobbistico per costruirne di nuovi, privati), il corollario di inchieste giudiziarie e stazioni ferroviarie aperte per 8 giorni; gli appalti gonfiati per i Mondiali di nuoto a Roma nel 2009 con l’indagine su Anemone e Balducci, che sfiorò anche Giovanni Malagò, oggi presidente del Coni; le attrezzature inutilizzate a Roma e quelle delle Olimpiadi invernali di Torino 2006.
Nonostante questo, i Radicali, alleati di Giachetti, in un primo tempo lo criticano, anche per la sua opposizione al Referendum (“Il Comitato prende atto della contrarietà del candidato Giachetti rispetto alla convocazione della consultazione referendaria sulle Olimpiadi del 2024 a Roma”, si legge nella mozione generale dell’11 aprile scorso durante il loro Comitato nazionale). Poi Giachetti si convince, “fulminato sulla via di Damasco”, di aderire al Referendum, per infine schierarsi “senza se e senza ma” all’organizzazione delle Olimpiadi 2024. Con lui anche la crème dell’imprenditoria capitolina, corsi in soccorso di Malagò e del presidente del Comitato promotore, quel Luca Cordero di Montezemolo, già “dominus” dei Mondiali di calcio ’90.
Dove è finito allora il riservato Dossier dei Radicali, documento dettagliatamente critico sui fallimenti finanziari delle Olimpiadi? E perché non se ne parla più, cercando di mettere invece all’angolo del ring elettorale la Raggi, perché il prossimo Ballottaggio per l’elezione del sindaco in realtà si trasformi in un Referendum contro o pro le Olimpiadi?
Intanto, il segretario radicale Magi si complimenta con Giachetti e il suo elettorato per le 2.600 preferenze personali e promette che andrà avanti col Referendum, pungolando la Raggi in una dichiarazione dell’8 giugno, affinchè anche lei aderisca “senza se e senza ma”, come richiederebbe il 63% dei romani, stando ad un loro sondaggio riservato.