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Istanbul. Attentato aeroporto Ataturk. Cresce il bilancio delle vittime, 41 morti e 239 feriti. Si sospetta dell’Isis

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Di Pino Salerno

La Turchia ha accusato oggi l’organizzazione dello Stato islamico (Isis) dell’attentato di ieri sera all’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul, nel quale sono morte 41 persone, 13 delle quali di nazionalità estera. Si è trattato di un attacco coordinato, che ha fatto 239 feriti, nel quale tre attentatori suicidi hanno agito in una delle azioni di violenza terroristica più gravi nella grande metropoli sul Bosforo, già colpita recentemente da azioni sia da parte dei jihadisti che dei ribelli curdi. All’indomani dell’attentato, non è stata fornita alcuna informazione sull’identità dei kamikaze, che sono stati tre secondo quanto ha indicato il governo turco. Non v’è stata rivendicazione. Il governatorato di Istanbul ha annunciato che 13 cittadini stranieri figurano nell’elenco delle vittime: diversi sauditi, due iracheni, un tunisino, un uzbeko, un cinese, un iraniano, un ucraino e un giordano.

Arrivato da Ankara nella notte, il primo ministro Binali Yildirim ha stimato che “gli indici sono puntati contro il Daesh”, che è l’acronimo aribo per l’Isis. L’organizzazione jihadista, che in passato ha avuto un certo occhio benevolo – secondo le accuse di diversi osservatori – da parte della Turchia, oggi è considerata una delle principali minacce da Ankara. Martedì sera, verso le 22 ora di Istanbul – 21 in Italia – delle esplosioni si sono verificate all’ingresso del terminal dei voli internazionali. Tre assalitori hanno prima sparato col kalashnikov contro passeggeri. Alla reazione della polizia, i kamikaze si sono fatti esplodere. La modalità operativa degli attentatori ricorda gli attentati di Parigi di novembre 2015 e soprattutto quello all’aeroporto di Bruxelles del 22 marzo scorso. Il cordoglio è stato espresso da autorità di tutto il mondo, a partire dal presidente Usa Barack Obama. L’attacco è venuto nello stesso giorno in cui avveniva il disgelo dei rapporti tra la Turchia e Israele, da un lato, e tra la Turchia e la Russia, la quale è impegnata a fianco del regime di Bashar al Assad in Siria, dall’altro.

Il parere dell’esperto, Aykan Erdemir, senior Fellow della Fondazione difesa delle democrazie

Secondo diversi esperti ci sono numerose similitudini tra questo ultimo attacco e quelli precedenti – almeno quattro negli ultimi 12 mesi – realizzati in Turchia come pure lo stesso attentato compiuto a Bruxelles dall’Isis lo scorso marzo. Anche per Aykan Erdemir, senior-fellow alla Fondazione per la difesa delle democrazie di Washington ed ex membro del parlamento turco, c’è un filo comune che collega questi attacchi. “La prima affinità tra i vari attentati riguarda la scelta specifica dell’Isis di colpire obiettivi turistici. Lo abbiamo visto quest’anno nei due attentati di Taksim e Sultanahmet a Istanbul. La somiglianza con l’attacco all’aeroporto di Bruxelles sta invece nella complessa pianificazione comune a entrambe le aggressioni”, afferma l’esperto. Tuttavia c’è anche un’importante differenza rispetto ai precedenti attentati di Istanbul. “Mentre infatti quelli erano rivolti a colpire esclusivamente gruppi di turisti, quindi dei cittadini stranieri, circa trenta delle 41 vittime che ieri hanno perso la vita sono turche”, aggiunge Erdemir. “Questo è importante perchè l’Isis quando ha colpito lo ha fatto generalmente con cognizione di causa, scegliendo gli stranieri o i settori della società individuati come ostili, come i curdi, i gruppi laici o quelli di sinistra”. Tale scelta, sostiene l’analista, dipende dal fatto che l’Isis non solo vede la Turchia come un centro logistico importante, ma anche come un luogo dove poter reclutare nuovi membri. “Ricordiamo che secondo un sondaggio della Pew Research risulta che l’8% della popolazione turca considera l’Isis con simpatia”, spiega Erdemir. Tuttavia, sebbene l’Isis tenda sempre a rivendicare gli attentati effettuati negli altri paesi, nel caso della Turchia finora non ha mai assunto la paternità degli attacchi. Secondo Erdemir la logica dietro la scelta dell’Isis di non assumersi ufficialmente la responsabilità dei propri attacchi sta proprio nella preoccupazione di non volersi rendere ostile la società turca. “Allo stato attuale centinaia, forse migliaia di turchi stanno combattendo tra le file dell’Isis. Se teniamo conto dei milioni di simpatizzanti dell’organizzazione in Turchia, si può dire che la società turca è per l’Isis un potenziale bacino dove attingere nuovi membri”, sostiene Erdemir.

I messaggi al presidente turco Erdogan di Obama e Mattarella

“Non ci fermeremo fino quando non avremo smantellato queste reti dell’odio che hanno un impatto su tutto il mondo civilizzato”. Così ha detto Barack Obama commentando la strage all’aeroporto di Istanbul a margine del summit del Nord America in corso ad Ottawa. Il presidente americano, che ha telefonato all’omologo turco Recep Tayyip Erdogan per comunicare il cordoglio e la solidarietà degli Stati Uniti, ha ribadito che Washington sarà al fianco della Turchia, con la Nato e tutta la coalizione internazionale impegnata contro lo Stato Islamico. “Desidero esprimere, a nome mio personale e di tutto il popolo italiano, la più solidale vicinanza alle famiglie delle vittime per il nuovo, gravissimo attentato che ha colpito ieri sera la città di Istanbul”: così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan. “L’Italia – aggiunge il capo dello Stato – condanna risolutamente questo ennesimo, atroce gesto e riafferma il pieno sostegno alla Turchia nel contrasto alla violenza cieca ed omicida del terrorismo. Con questi sentimenti, signor Presidente, esprimo a lei e a tutto l’amico popolo turco, il mio più sentito cordoglio, insieme a quello di tutti gli italiani”.

Da jobsnews


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