BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Il viaggio nel mondo dell’informazione libera è sempre più tortuoso

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“Rino Giacalone ha rispettato il dettame dell’articolo 21 della Costituzione”. Sono le parole, non scontate, con le quali il giudice monocratico del Tribunale di Trapani, Gianluigi Visco, assolve il collega Rino Giacalone. Nelle motivazioni dell’assoluzione si legge in maniera chiara e netta il riconoscimento dell’operato di Giacalone, la diffamazione non c’è stata in quanto Rino, richiamandosi alla frase di Peppino Impastato, “la mafia è una montagna di merda”, ha concluso un proprio articolo (relativo alla morte del boss mafioso di Mazara, Mariano Agate), ricostruendo con attenzione e dovizia di particolari la carriera criminale del boss di Mazzara, definendolo come un “gran bel pezzo di merda” avendo fatto parte di quella montagna.

I parenti, la vedova ed i figli del “povero” Agave, avevano immediatamente querelato il giornalista e la procura di Trapani disposto il rinvio a giudizio “per avere offeso la reputazione del signor Mariano Agate”. Il Tribunale, però (e per fortuna), ha deciso altro: la conferma del lavoro di Rino, in funzione del rispetto costituzionale. La gioia per l’assoluzione – a maggior ragione in questi termini – di Rino è molta, quasi pari alla voglia di festeggiare un riconoscimento, quello dell’articolo 21 della Costituzione, troppo spesso calpestato da chi, magari, ne vorrebbe un’attenuazione.

Fra poche settimane il Senato discuterà la legge sull’editoria, penso sia arrivato il momento di occuparsi – fattivamente – anche di una riforma legislativa che possa tutelare (con fatti concreti) il diritto ai cittadini ad essere informati ed ai giornalisti di fare il proprio lavoro. Dalle querele temerarie, sino alle decine di minacce quotidiane che “Ossigeno per l’informazione” testimonia, il viaggio nel mondo dell’informazione libera è sempre più tortuoso. Diverse decine, secondo i dati ufficiosi, sarebbero i colleghi sotto protezione delle forze dell’Ordine, molti dei quali confinati in periferie buie e lontane dai riflettori.

E tutto in nome dell’articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Appunto, l’informazione non può essere soggetta ad autorizzazioni o censura, ma neanche ad intimidazioni continue e costanti. Ed è arrivato il momento di dirlo tutti insieme, con un’unica voce!


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