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Brexit, Sassoli, “i primi effetti sono devastanti”

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“Avremo preferito non aver ragione, ma i primi effetti della Brexit sono devastanti per le famiglie e le imprese britanniche. Quali saranno le conseguenze per gli agricoltori del Regno Unito e per le merci, l’industria, i servizi, i flussi migratori?” Lo scrive il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli sull’Huffington Post.
La situazione è pesante per tutte le piazze finanziarie, ma la zona euro ha tutte le chance per riequilibrare circuiti finanziari impazziti. Londra non ha le stesse possibilità di reazione. E lo si è visto anche nelle prime ore della mattinata dove nelle borse europee non si riusciva a far partire i listini azionari, ma a Londra il tracollo ha consigliato di sospendere 60 titoli su 100. Incertezza certo, come tratto dominante di questa fase. Ma come si prende atto della decisione dei cittadini britannici, ora l’Unione europea deve difendere i propri cittadini. Uscire vuol dire uscire. E non può essere accolta la “balbettante comunicazione” del primo ministro Cameron di prendere tempo, di far negoziare l’uscita a un nuovo premier a partire dal prossimo autunno. La comunicazione al Consiglio europeo dell’esito del referendum, da parte del governo britannico secondo l’art. 50 del Trattato, deve avvenire rapidamente. Così stamattina hanno chiesto il parlamento europeo e il presidente della Commissione, Juncker”.
“Rispettare la volontà popolare – scrive Sassoli – non può voler dire alimentare una situazione di incertezza. Per l’Unione non è un funerale, ma una ripartenza che impone un cambio di passo nella direzione di una maggiore integrazione. Abbiamo capito che il fronte europeo è diviso fra spinte europeiste e tentazioni secessioniste. Bene, la sfida va accettata e i primi commenti delle cancellerie europee e delle forze politiche sono incoraggianti. Anzi, quello che sta avvenendo nel Regno Unito sarà utile a smorzare gli umori di quanti predicano che da soli si potrà vivere meglio. Il tracollo immediato che ha colpito una delle piazze finanziarie più importanti del mondo, con ripercussioni gravi sull’economia reale, potrà far capire cosa potrebbe accadere a paesi molto più fragili se verranno assecondate spinte populiste. Pensate alla Polonia e all’Olanda, nazioni molto esposte a venti anti-europei ma con economie che potrebbero diventare in un battito d’ala simili a quella della Grecia.
La reazione giusta alla Brexit è prendere atto che l’Unione deve cambiare per integrarsi più, per evitare che il peso delle contraddizioni interne agli Stati membri si scarichi sempre sul piano europeo, per dotarsi di una governance più democratica. Cambiamento sì, ma senza ricatti”.

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