Trionfano a Roma e Torino Raggi e Appendino, le giovani donne M5S, Sala e Merola (Pd) vincono a Milano e Bologna, De Magistris stravince a Napoli. Quasi tutto secondo le previsioni (tranne la sorpresa torinese).
Com’è nostro costume non commentiamo i risultati. In Articolo21 ci sono persone che votano in modo diverso e pensiamo che questo aspetto contribuisca a rendere la nostra associazione libera e scevra da condizionamenti.
Quello che però tutti auspichiamo è che i sindaci eletti mettano al primo posto del loro impegno la legalità, l’eguaglianza sociale, la cultura, la libertà di espressione, il rispetto della Costituzione. E dei diritti. Quelli dei cittadini residenti e dei nuovi ospiti giunti nelle nostre città alla ricerca di un futuro migliore (oggi è la Giornata Mondiale del Rifugiato e sarebbe cosa buona e giusta se i nuovi inquilini di Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna spendessero qualche parola, nei loro primi interventi, sul dramma dei profughi).
Ma c’è un aspetto su cui non possiamo sorvolare: un cittadino su due ai ballottaggi del 19 giugno non è andato a votare. Questo è il primo dato, e anche il più preoccupante, che deve far riflettere chi in queste ore sta festeggiando o si sta avvilendo per il risultato del proprio schieramento.
Quando metà degli aventi diritti al voto scelgono di non esercitarlo è una sconfitta per tutti (vincitori compresi), innanzitutto per la democrazia, cioè quel sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, dall’insieme dei cittadini che ricorrono al voto.
La sensibilità civile non si misura ovviamente solo recandosi alle urne. Ci sono le associazioni, i movimenti, perfino i blog e i social network… Ma disertare i seggi è un segno preoccupante dei tempi perché denota una disaffezione profonda dei cittadini dalla politica.
Ed è da questo dato che dovrebbero ripartire. Perdenti e vincitori.