In Puglia è partita la sperimentazione dell’Atelier dell’ausilio. Grazie al lavoro di detenuti e persone in esecuzione penale esterna, attrezzature obsolete vengono riparate e rimesse a nuovo. Una sinergia efficace per ridare valore agli ausili e contenere la spesa sanitaria
ROMA – “Le pietre di scarto possono diventare chiavi di volta”: niente è più efficace di questa parabola evangelica per spiegare il senso dell’Atelier dell’ausilio, progetto sperimentale avviato a partire dal 2014 in Puglia nella provincia di Foggia, raccontato da Sara Mannocci nel numero di aprile di SuperAbile Magazine. Grazie a una robusta sinergia tra soggetti pubblici e privati, gli ausili protesici per le persone non autosufficienti ormai obsoleti – “pietre di scarto” – vengono rigenerati e resi nuovamente funzionanti con il lavoro di personale detenuto e in esecuzione penale esterna, altre “pietre di scarto”, per rimanere nella metafora.
Un’intuizione che coniuga una reale opportunità di reinserimento sociale e lavorativo dopo la detenzione con l’attenzione ai bisogni delle persone disabili e, non ultimo, un concreto risparmio della spesa sanitaria, altrimenti inevitabile per l’acquisto di ausili nuovi. Queste, sì, vere “chiavi di volta”. Ad oggi l’Atelier ha avviato in lavorazione 949 ausili, di cui 510 sono stati già rimessi a nuovo in linea con le normative e consegnati alla Asl di Foggia. L’intera azione, finanziata con il sostegno della Fondazione con il Sud, vede capofila la cooperativa sociale L’Obiettivo insieme a Escoop, Cooperativa sociale europea, la società Home Care Solutions e l’associazione di volontariato Lavori in corso.
La casa circondariale di Lucera, d’intesa con il garante pugliese dei diritti dei detenuti e l’Uepe, la Asl di Fog- gia e gli ambiti territoriali di Cerignola e Appennino Dauno settentrionale costituiscono invece il fronte pubblico dell’iniziativa. “Avevamo da un lato la forte esperienza di inserimento lavorativo della cooperativa L’Obiettivo, dall’altro la capacità di Escoop che gestisce il Centro regionale di esposizione, ricerca e consulenza sugli ausili tecnici Cercat – spiega Paolo Tanese, presidente di Escoop –. Ci siamo chiesti: saremo in grado di riparare gli ausili insegnando un mestiere a chi ha bisogno di opportunità? Così abbiamo pensato di coinvolgere la casa circondariale”.
La cooperativa Escoop, attraverso la gestione dell’ausilioteca del Cercat, verifica l’appropriatezza degli ausili prescritti dalla Asl di Foggia. Non solo sedie a ruote o stampelle ma anche deambulatori, montascale, sollevatori, o ancora letti motorizzati, sedie per doccia, respiratori, numerose strumentazioni dal costo significativo. È nata così l’idea di dar vita a veri e propri laboratori per il ritiro e la riparazione degli ausili danneggiati o fortemente consumati, “realizzando due strutture, la Bottega dell’ausilio, all’interno della casa circondariale, e l’Officina, nella zona industriale di Cerignola. Al momento lavorano, regolarmente retribuite, tre persone detenute, quattro in esecuzione penale esterna e due dipendenti con mansioni di capisquadra – sottolinea Pietro Rossi, garante regionale dei diritti dei detenuti –. Stiamo cercando concretamente di insegnare un mestiere, un’opportunità vera spendibile anche fuori dal carcere”.
La Bottega è operativa al terzo piano della casa circondariale; invece l’Officina, inaugurata a gennaio, si sviluppa su uno spazio di mille metri quadri a Cerignola. Sia le persone detenute che quelle in esecuzione penale esterna hanno ricevuto una formazione teorica e on the job, e dall’ottobre 2015 sono assunte con il contratto collettivo delle cooperative sociali. Innova è la società consortile no profit istituita per la gestione coordinata delle due strutture.
Il circuito degli ausili. Per avviare l’intero processo l’Atelier ha ritirato 949 ausili da riparare, in maggioranza da strutture della Asl di Foggia. L’operazione di rimessa a nuovo non ha comportato l’acquisto di pezzi di ricambio, ricavati dalle 110 strumentazioni non più servibili e da rottamare. “Gli ausili ritirati sono stati in primo luogo analizzati per capire il lavoro da svolgere – precisa Tanese –. Sono seguite poi le operazioni di sanificazione, per togliere la carica batterica, smontaggio, verniciatura, assemblaggio e verifica dello strumento. Ogni operatore ha registrato sul computer tutto ciò che ha svolto, un sistema informativo ha collegato a ogni prodotto una scheda e ciascun ausilio pronto è stato dichiarato conforme alla norme da un tecnico ortopedico e garantito da una polizza”.
Se i primi 510 ausili sono stati consegnati alla Asl, 305 sono ancora in lavorazione. Una volta pronte, le strumentazioni vengono raccolte in un magazzino gestito da un software in rete a cui personale Asl accede tramite password. In questo modo il medico può verificare la disponibilità del prodotto di cui un paziente ha bisogno, prima di prescrivere un ausilio nuovo, e prenotarlo incaricando la società Innova di consegnarlo a domicilio. Quell’ausilio in particolare, a questo punto, verrà rimosso, prima virtualmente e poi fisicamente dal magazzino. Un circuito di operazioni complesse e ben orchestrate che, per i 510 ausili già consegnati, ha costituito per la Asl un risparmio sulla spesa pari a circa il 70%. Un’analisi di mercato potenziale, applicata all’intera Regione, comporterebbe una riduzione della spesa sanitaria di circa 15 milioni di euro all’anno. “La Asl ci ha comunicato che darà seguito al progetto e abbiamo sollecitazioni anche da fuori regione – aggiunge Tanese –. Ho capito il senso di questo lavoro quando ho incontrato le famiglie all’inaugurazione dell’Officina. I figli dei dipendenti esclamavano: questo lo ha fatto papà”. (Sara Mannocci)