Quando il leader turco Recep Tayyip Erdoğan minacciò irresponsabilmente Can Dündar, il giornalista del quotidiano di opposizione Cumhuriyet sotto processo a Istanbul, che egli avrebbe “pagato un duro prezzo”, avrebbe dovuto immaginare che qualcuno gli avrebbe dato retta.
Il processo, alle fasi finali, ha rischiato di concludersi il 6 maggio prima della sentenza con un’esecuzione extragiudiziale fuori dall’aula.
Un uomo, poi arrestato, urlando “traditore” ha sparato tre volte contro Dündar, mancandolo ma ferendo un altro giornalista del canale televisivo NTV in attesa del verdetto.
La sentenza è poi arrivata la sera stessa del 6 maggio: Dündar condannato a cinque anni e 10 mesi per aver ottenuto e divulgato segreti di stato; il capo dell’ufficio di corrispondenza di “Cumhuriyet” da Ankara, Erdem Gül, condannato a cinque anni per aver divulgato segreti di stato.
La pubblica accusa ha rinunciato a chiedere la condanna per spionaggio (reato per il quale è previsto l’ergastolo) contro i due imputati, che un anno fa avevano diffuso immagini risalenti al 2014 sul presunto trasferimento di armi dai servizi d’intelligence turchi verso i gruppi armati in Siria.