Una forza autonoma, alternativa. Sostegno alle candidature a Roma e negli altri Comuni
Di Alessandro Cardulli
Sinistra italiana taglia la testa al toro con una nota dell’Esecutivo nazionale che chiude una fase difficile di un partito che ancora non c’è ma si trova ad affrontare una campagna elettorale complessa, piena di significati politici, referendum sulla “deforma” costituzionale in primo luogo. La decisione del Consiglio di Stato che ha riammesso la lista collegata a Stefano Fassina ha fatto tirare un respiro di sollievo e permette a Sinistra italiana di affrontare le molte difficoltà incontrate dal momento in cui con Cosmopolitica parte il percorso verso la costruzione del nuovo soggetto della sinistra. Decisione che “ha evitato che la sinistra e una significativa aggregazione di forze civiche e sociali, che si sono raccolte attorno alla candidatura di Fassina, fossero cancellate dalla competizione elettorale per un errore puramente materiale. Adesso possiamo affrontare con rinnovata energia la fase conclusiva della campagna elettorale a sostegno delle candidature della sinistra a Roma e negli altri Comuni chiamati al voto”.
Necessario correggere i limiti che si sono manifestati. Il chiacchiericcio mediatico
Già in questa fase, le ultime settimane prima del voto del 5 giugno, l’esecutivo di Si sottolinea “la necessità di rilanciare con forza il processo costituente di Sinistra Italiana, correggendo i limiti che finora si sono manifestati”. Limiti politici che sostanzialmente hanno messo in luce, non solo per quanto riguarda le elezioni romane, divergenze e polemiche, oltre al chiacchiericcio fomentato dai media, sulla stessa candidatura di Stefano Fassina. Non si trattava della “persona” ma delle scelte politiche che stavano alla base della candidatura. All’interno di Sel non sono mancate dichiarazioni che mettevano in dubbio la scelta di fondo, quella di dar vita ad una forza politica di sinistra, autonoma, alternativa al centrosinistra che non c’è più. Riproporre vecchie alleanze avrebbe significato affondare il processo costituente di Sinistra italiana, tornare indietro collocando il nuovo partito in un limbo, senza alcuna prospettiva, magari contrattando qualche posto in alleanze elettorali non proprio limpide.
In tutti i territori la campagna di adesione al nuovo soggetto della sinistra
Nel “chiacchiericcio” mediatico ha fatto perfino capolino l’ipotesi, fasulla, di un sabotaggio nella preparazione delle liste elettorali. Da parte di alcuni esponenti di Sel sono venute anche pesanti critiche all’operato di Fassina alle scelte politiche, in particolare l’affermazione che “il centrosinistra è finito”. Con le conseguenze che tale affermazione comporta. Poi, come sempre avviene, quando è arrivata la notizia della ammissione delle liste di Fassina polemiche e critiche sono scomparse come le nuvole che il vento porta via. In questa situazione l’Esecutivo nazionale ha detto una parola definitiva: “Deve essere chiaro – è scritto nel documento – che rispetto al progetto di Sinistra Italiana indietro non si torna”. Di conseguenza, l’annuncio che “sarà lanciata nazionalmente e in tutti i territori la campagna di adesione, che si svilupperà sia online sia in sedi fisiche. Il processo costituente del nuovo soggetto deve essere rafforzato nei suoi caratteri di solidità e apertura, lavorando da subito a forme di coinvolgimento innovative delle energie civiche, politiche e sociali che si sono attivate in diverse città a sostegno delle candidature della sinistra”. Il linguaggio, ci permettiamo di dirlo, spesso tipico del politichese, questa volta coglie nel segno. Chi, per dovere di cronaca come dovrebbe fare ogni giornalista, ha seguito il percorso di Sinistra italiana, non attraverso pettegolezzi, polemiche personali, cercando lo scoop per fare un titolo ad effetto, non può che sottolineare il valore di una affermazione, di un impegno indicato dal documento dell’Esecutivo, riguardo al “coinvolgimento” dei tanti che sono stati parte attiva, insieme, nella costruzione del partito e nel sostegno alle candidature della sinistra. In parole povere la nascita del nuovo soggetto deve nascere dal basso e non da una “spartizione” fra i soggetti politici, le vecchie sigle.
A metà luglio assemblea programmatica aperta per definire la piattaforma congressuale
Un lavoro non facile ma essenziale se la nuova forza politica della sinistra vuole rapidamente guadagnare consensi. Dopo il primo turno delle amministrative la nota dell’Esecutivo annuncia la convocazione del Comitato promotore nazionale di Sinistra Italiana “per fare il punto sull’esito elettorale, per rafforzare le strutture di coordinamento nazionali e territoriali fino al Congresso e per avviare la discussione sulle regole e sui contenuti del percorso congressuale fino alle assise di dicembre”. Sempre l’Esecutivo annuncia per sabato 25 giugno una giornata di iniziative di Sinistra italiana nelle principali piazze italiane per la campagna sul referendum costituzionale. “La giornata – afferma la nota – sarà il punto culminante della mobilitazione che Sinistra Italiana, d’intesa con il Comitato del NO, sta portando avanti in queste settimane per la raccolta delle firme per i referendum abrogativi sull’Italicum e per la richiesta popolare del referendum costituzionale”. Infine il 15-16 luglio sarà convocata un’assemblea programmatica aperta, con la partecipazione dei Comitati promotori locali, per definire i punti essenziali della piattaforma che sarà sottoposta alla discussione congressuale. Si apre così il percorso verso il congresso costituente. Ma perché allungare i tempi fino a dicembre? Certo l’impegno referendario è molto importante. Forse tenere insieme congresso e impegno per il “no” alla deforma costituzionale, per i referendum abrogativi dell’Italicum, raccolta delle firme, come momenti di mobilitazione, anticipando la convocazione dell’assise avrebbe un grande significato, portare nelle città, nei quartieri, un modo nuovo di fare politica, persone in carne e ossa, non solo reti telematiche, uso dei nuovi medi, certo importanti, che non possono però sostituire il guardarsi negli occhi, di riprendere le iniziative nei quartieri, nelle periferie delle grandi città.
La battaglia per un sistema mediatico che assicuri il diritto dei cittadini ad essere informati
Un percorso che punta a rinnovare le forme della politica avrebbe bisogno di un sistema mediatico che risponde al diritto dei cittadini ad essere informati. La sinistra deve riappropriarsi di questo slogan. È un terreno questo sul quale si gioca una battaglia fondamentale. Non è per caso che nel nostro Paese siamo in presenza di un servizio radiotelevisivo che di pubblico non ha più niente, è appaltato a Palazzo Chigi. I grandi gruppi finanziari si stanno spartendo il mercato editoriale, giornali, tv,nuovi media, editoria libraria. Un processo di spartizione che colpisce la democrazia e non trova ostacoli. Una volta c’era il Pci, poi derivati, a dare battaglia anche se con qualche incertezza, ma quando siamo arrivati al Pd renziano dal dna di questo partito è scomparso il tema della comunicazione, o meglio se ne è proprio appropriato. Sinistra italiana ha grandi spazi, praterie. La comunicazione è come la scuola, la cultura, un bene nazionale, dei cittadini, per i cittadini. Una occasione da non perdere.