Ripartiamo da Milano per parlare di cultura e informazione di qualità

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Finalmente lunedì a Milano si è rotto il muro dell’indifferenza su quello che accade da noi nel mondo dell’editoria, e della comunicazione in senso più ampio. Grazie alla Fondazione Ambrosianeum, insieme alla Fondazione Corriere della sera, YouInvest e importanti realtà del sociale milanese come le Acli e LiberaInformazione, e con la partecipazione di Articolo 21 insieme agli amici nel nostro primo nucleo milanese, un incontro ha aperto il confronto a partire dai 140 anni di vita della più prestigiosa testata giornalistica italiana che in questo momento vive nell’assoluta incertezza degli assetti proprietari presenti (per una serie di abbandoni ‘pesanti’) e futuri. Parliamo ovviamente del Corriere della sera e del gruppo Rcs Mediagroup, ma parliamo anche dell’incapacità del panorama italiano di affrontare serenamente ma anche lucidamente e senza omissioni rischi e opportunità delle praterie che si sono spalancate. E parlo di praterie perche è l’impressione che si ha nel vedere queste grandi manovre svolgersi nel vuoto non tanto di proteste e opposizioni ma neanche di domande o momenti di ragionamento, sapendo che cambiamenti epocali negli assetti dei poteri forti nel nostro paese si stanno realizzando mentre coloro che li subiscono tacciono per paura di vedersi ancora una volta penalizzati da tagli, ridimensionamenti, sostituzioni con motori di ricerca e logaritmi di ultima generazione.

Unica eccezione viene dai giornalisti proprio del Corriere con la proposta di rilevare quote del proprio editore. Senza pretesa di raggiungere il controllo o partecipare alle decisioni, ma come vera e propria sfida e dichiarazione di fiducia nei confronti del giornale per cui scrivono e che è una grande casa culturale per Milano e per l’Italia. Ma anche come presa in carico di responsabilità. Una sfida non campata per aria. Senza citare le realtà cooperative che pure ci sono nella carta stampata, fuori d’Italia l’azionariato dei dipendenti di gruppi editoriali è tema di confronto ed è realtà: si pensi al Pais in Spagna e a Le Monde in Francia, esperimenti non finalizzati solo a salvare posti di lavoro ma soprattutto a garantire il patrimonio editoriale e culturale di quelle testate storiche.

Un passo avanti importante che accade, non per caso, in una Milano che ha ripreso, come ieri ci ha giustamente ricordato Ferruccio De Bortoli, da tempo il suo ruolo centrale in Italia, nuova capitale degli affari ma anche dell’innovazione, con un’amministrazione cittadina che ha saputo anche accompagnare questo nuovo corso.

Un ruolo di guida che può e deve servire anche a dare la sveglia al resto del paese, ma, come Sergio Rizzo ha notato, a preoccupare nella vicenda di Rcs è l’indeterminatezza di una classe dirigente a capire di che si tratta, a prendere in mano la situazione a partire da una valutazione corretta del valore di quella che il presidente Fnsi Beppe Giulietti ha ricordato essere riconosciuta internazionalmente come una “merce speciale” cioè sottoposta a trattamento diverso dalle altre, appunto l’informazione.

Non è un caso però che a Milano si sia avanzata questa proposta di grande innovazione nella produzione informativa e che sempre a Milano si sia concretizzata nei mesi scorsi l’Aventino dell’editoria libraria con la fuoriuscita di un importante nucleo di autori dalla “Mondazzoli” per dar vita a quella nuova creatura che è la Nave di Teseo, mentre Roberto Calasso si riprendeva la sua Adelphi. Il Cardinal Martini, già nel 1991, nella lettera pastorale Il lembo del mantello, ragionava sul ruolo dell’informazione e rilevava: “il termine ‘informare’ vuol dire, alla lettera, dare forma, plasmare un data realtà. E’ la nostra coscienza che i media ‘informano’, cioè modificano, segnano, plasmano”.  E in una delle ultime interviste, nel 2010, ritornò sul lembo del mantello, che ormai, ai suoi occhi, inglobava anche tutto quello che corre sul web. Usare il web, disse, è come entrare “…in una biblioteca grande, dove ci vuole un criterio di scelta. Non posso andare in biblioteca e prendere i libri così a caso. Devo sapere cosa voglio, qual è la via che debbo seguire, quali sono le persone che posso ascoltare…”. Un richiamo a costruire dialogo tra mondi diversi ma anche a interrogarci su contenuti, qualità, valore del lavoro e senso delle notizie e delle immagini che si fanno parola.

Se vogliamo davvero richiamare quella classe dirigente ignava a riprendersi dal sonno della ragione e, nello stesso tempo, farci noi stessi promotori di un cammino per costruire un futuro che si nutra di informazione di qualità e di produzione di cultura, ripartiamo dal “lembo del mantello” e ritroviamoci presto a Milano, con le sue anime più ricche di sapere, a partire dalla Fondazione Corriere della sera, allo stesso Ambrosianeum che ci ha ospitati ieri, coinvolgendo la Fondazione intitolata al cardinal Martini ma anche quel tessuto vitalissimo che è il volontariato lombardo, da Libera alle Acli. Noi di Articolo 21 ci siamo e rappresenterà per noi il battesimo per il nostro primo circolo milanese che a questa iniziativa fornirà tutto l’apporto e l’entusiasmo dei nostri iscritti.

Purtroppo dalla cronaca dello scontro per il controllo di Rcs Mediagroup, quindi del Corsera, della sua storia, del suo presente rivolto al futuro e del suo brand storico, non c’è altro se non il solito devastante confronto tra strumenti finanziari, nulla che possa passare per un vago progetto industriale-editoriale, e tanto meno la pretesa di una visione di contenuti e di grande politica culturale per la crescita del paese e dell’Europa.

 


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