Onu, un giorno per la stampa libera in tutto il mondo

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Due giornalisti arrestati al Cairo con l’accusa di “aver partecipato a una manifestazione”. Le manette ai loro polsi sono scattate la sera del 1 maggio nella sede del sindacato dei giornalisti della capitale egiziana. E’ un paese, l’Egitto, dove appare impossibile tenere il conto di giornalisti, blogger e operatori dell’informazione nelle mani della polizia e delle forze di sicurezza. La notizia dei nuovi arresti giunge proprio alla vigilia della Giornata Mondiale per la libertà di Stampa. Una ricorrenza voluta dalle Nazioni Unite nel 1993 per affermare il diritto all’informazione e ribadire l’importanza dell’articolo 19 delladichiarazione universale dei diritti umani e quest’anno verrà celebrata ad Helsinki con una conferenza dall’Unesco. Incentrata sulle libertà fondamentali, l’accesso all’informazione, la protezione dei dati, la censura online, si concluderà con l’adozione di una Dichiarazione per la difesa dei diritti fondamentali. Ma l’iniziativa ha un respiro mondiale e il 3 maggio il World Press Freedom Day verrà celebrato in decine di capitali con cortei e sit-in.

In Italia. I sit-in ci sono stati oggi, organizzati tra gli altri dalla Federazione Nazionale della stampa e dall’Ordine dei Giornalisti oltre a Amnesty International, Reporter senza frontiere, Articolo21, Pressing-NoBavaglio e UsigRai sotto le sedi delle ambasciate dell’Iran, dell’Egitto e della Turchia, agli ultimi posti della classifica di Reporter senza frontiere per la libertà di stampa nel mondo. Proprio la Turchia detiene il record di giornalisti arrestati nell’ultimo anno: 774 incriminati a vario titolo di cospirare contro lo Stato. La situazione in Iran è molto simile e in Egitto le manifestazioni, quasi giornaliere, si sono associate, come oggi a Roma, alla richiesta di verità per Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso ancora non si sa da chi mentre svolgeva una ricerca sui sindacati egiziani.

La classifica di Reporter senza frontiere. L’organizzazione denuncia da tempo la drammatica situazione degli operatori dell’informazione e nella sua ultima classifica dei paesi a rischio chiede proprio di monitorare i paesi alleati dell’Occidente democratico. Nella lista dei 180 paesi monitorati non desta grande sorpresa trovare agli ultimi posti paesi come la Cina (176′), l’Iran (169′), la Russia (148′) ma forse sorprende che siano seguiti da vicino da paesi alleati delle grandi democrazie come l’Egitto che si piazza al 159′ posto e la Turchia nella posizione numero 151, tra il Congo e il Tagikistan. Anche il punteggio dell’Italia non è lusinghiero: ci troviamo al 77” posto. Nel nostro paese negli ultiimi dieci anni sono stati quasi 3000 i giornalisti italiani minacciati, insultati e querelati senza fondato motivo per il loro lavoro. Un paese il nostro che continua a perdere posizioni in classifica anche per le “censure mascherate” denunciate dal direttore di Ossigeno per l’Informazione, Alberto Spampinato, secondo una definizione condivisa dal  Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, solo 10 giorni fa.

Il rischio autocensura. Il 3 maggio vuole anche ricordare ai giornalisti di fare il loro mestiere e bene, proprio per la funzione civica insita nel comunicare fatti, notizie e valori della società in cui viviamo. Il tema dell’autocensura e del conformismo giornalistico era già stato sollevato nei giorni scorsi da Wikileaksche, attraverso un proprio portavoce, aveva criticato i media che controllano le informazioni provenienti dai leaking dei Panama Papers. Un fatto che dimostrebbe come i leader mondiali e i nuovi ricchi abbiano cercato di nascondere i propri affari e proventi alle agenzie fiscali dei paesi di provenienza. A rincarare la dose anche le polemiche innescate da Greenpeace sulla scarsa copertura mediatica dell’Accordo di libero commercio Europa Usa noto come TTIP. Un accordo che riguarda da vicino la salute di 740 milioni di europei, in virtù del quale potrebbero  ritrovarsi cibi Ogm in tavola e vedere sparire piano piano quelli Dop.

La Giornata Mondiale per la libertà di stampa è dunque l’occasione per sostenere tutti i lavoratori del settore dei media che ogni giorno subiscono pressioni, minacce, intimidazioni e che spesso pagano con la vita la loro dedizione professionale. In questo senso vanno anche le dichiarazioni dei vertici dell’Onu e del Consiglio d’Europa che più di una volta hanno ribadito la necessità di proteggere i giornalisti e le loro fonti (soprattutto le giornaliste donne, spesso insultate e minacciate) indipendentemente dal mezzo utilizzato per comunicare con l’opinione pubblica: anche attraverso i canali digitali e le nuove forme del giornalismo partecipativo. Con l’obiettivo di restituire valore all’etica del giornalismo e alla voglia di condividere idee e informazioni. Un obiettivo più che giustificato: negli ultimi dieci anni circa 1000 reporter sono stati uccisi, 26 soltanto nei primi mesi del 2016.

Fonte: Repubblica.it 


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