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‘No rogo’, quando un libro è espressione di idee e di pensiero, contro ogni censura

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Il 10 maggio di 83 anni fa a Berlino, nella centralissima Opernplatz, i nazisti diedero fuoco a centinaia di libri sgraditi al regime. Fu il primo di un lunga serie di atti simbolici, ai quali seguirono azioni ben più gravi e atroci, di annientamento delle culture non sottomesse all’ideologia del Terzo Reich.
In questa data dal forte valore emblematico, l’Arci ha promosso iniziative in tutta Italia per la diffusione della lettura.
Lo slogan “No Rogo” è risuonato nelle piazze, nelle biblioteche e in alcuni luoghi istituzionali italiani.
Particolarmente efficace l’iniziativa a Torino con l’allestimento del primo «Albero della cultura», con alcuni degli 800 libri che l’Arci piemontese ha ricevuto in dono da semplici cittadini e che sono in gran parte destinati ai soci e a tutti coloro che frequentano il centro culturale dell’associazione.
I volumi sono stati disseminati sul tragitto che si estende da via Napione  al lungo Po, appesi agli alberi, appoggiati sulle siepi e sui muretti.
L’evento di oggi sarà presto ripetuto con allestimenti di altri alberi della cultura nei parchi cittadini, con circa 300 titoli.
A Roma sono state invece organizzate letture a più voci, tra cui quella della lettera aperta indirizzata al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini per sollecitarlo a valorizzare il sistema bibliotecario pubblico quale importante strumento di contrasto alla progressiva riduzione del numero dei lettori, in particolare al sud. Operatori culturali ed associati dell’Arci si sono ritrovati alle 12 in piazza Montecitorio mentre in contemporanea venivano animate presentazioni di libri, dibattiti e flash-mob in tanti altri comuni lungo tutto lo Stivale.
Un’importante manifestazione collettiva per celebrare il valore del libro inteso come libera possibilità di espressione di idee e di pensiero, contro ogni censura.

Questo il testo della lettera aperta al ministro Franceschini
Scriviamo perché il 10 maggio ricorre l’anniversario del rogo nazista, nell’Opernplatz di Berlino, dei libri sgraditi al regime. Era il 1933 e quell’atto simbolico di annientamento di culture può essere letto come  premessa di ciò che da lì a poco sarebbe avvenuto: l’annientamento e la sottomissione di altri popoli per la conquista del mondo.
Vogliamo quindi usare questa ricorrenza per richiamare la sua attenzione alla cultura e soprattutto alla lettura.
I dati Istat certificano il costante declino della fruizione letteraria da parte delle italiane e degli italiani, rilevando, anche in questo campo, un abissale divario tra il nord e il sud del paese.
Sappiamo come la cultura sia ambito rilevante per l’Italia, sotto il profilo del patrimonio e quindi anche economico. Per questo leggiamo con soddisfazione lo stanziamento del MIBACT di un miliardo di euro per il Piano Strategico Turismo e Cultura. Non far partire però una spinta straordinaria a favore dell’accesso universale alla cultura rischia di depotenziare gli interventi che il suo Ministero sta mettendo in atto sul fronte culturale (art bonus, legge cinema, riassetto e direzione monumenti e musei, ecc.).
Il 2015, era stato da lei dichiarato anno delle biblioteche, ma non ci pare che abbia avuto un seguito particolare. Crediamo che le biblioteche, da quelle statali a quelle locali, rappresentino un formidabile veicolo universale di cultura, l’unico in grado di offrirla al di fuori delle leggi di mercato. In esse non ci sono monopoli editoriali che tengano, troviamo di tutto e di più. L’accesso al prestito e alla consultazione in forma gratuita di testi, giornali, fumetti è da considerarsi la porta principale da cui far entrare vecchi e nuovi lettori. È la via d’accesso primaria all’integrazione tra culture e condizioni sociali differenti, è democratica, è orizzontale, è insomma davvero per tutti.
È sotto gli occhi di tutti come, a parte alcuni territori di eccellenza, il sistema bibliotecario risulti poco valorizzato rispetto alle potenzialità che rappresenta. Chiediamo perciò un rinnovato impegno dello Stato per le biblioteche, perché è tenendole aperte, aggiornandole, vivacizzandole che possiamo sperare di invertire le tendenze rilevate dall’Istat.
Chiediamo che il sistema possa essere ripensato, magari proprio attraverso il coinvolgimento dell’associazionismo e del Terzo Settore tutto perché, anche sussidiariamente, si possa immettere nuova linfa in questo comparto. Se non vogliamo assistere ad altri roghi, siano essi anche solo metaforici, ripensiamo le biblioteche anche fuori dagli schemi. Potenziamole sul
territorio, investiamo in pensiero e progetti. Facciamo delle biblioteche una cosa viva, come vive sono e saranno le pagine di libri, giornali, fumetti.

E’ tempo di mettere in campo tutte le iniziative necessarie per favorire l’accesso universale alla cultura e le biblioteche pubbliche rappresentano uno straordinario veicolo plurale di cultura, non sottomesso alle leggi del mercato e ai monopoli editoriali. L’accesso al prestito e alla consultazione gratuita di testi, giornali, fumetti può rappresentare il mezzo per riportare alla lettura vecchi e nuovi utenti, indipendentemente dalla loro collocazione sociale e culturale. E la lettura è strumento essenziale per comprendere, crescere ed emanciparsi.


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