Marco Pannella, mitico e imperfetto

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Di certo Marco Pannella è stato uno dei protagonisti dell’Italia repubblicana e quello che più di tutti ha sospinto in avanti il popolo italiano sulla strada dei diritti civili. Quei diritti che ancora oggi stentano ad affermarsi non solo per comprensibili quanto prevedibili mentalità conservatrici, quanto, sorprendentemente, per il diffondersi di una pigrizia mentale che, dopo il furore degli anni Settanta, oggi pervade le nuove generazioni, più preoccupate del loro individuale futuro che del progresso sociale dell’umanità.
C’è un forte contrasto tra la vivacità popolare della fine del ventesimo secolo e quella dell’inizio del ventunesimo. Quando negli anni Settanta-Ottanta Marco Pannella con i suoi Radicali sollevò dapprima la questione del divorzio e poi quella della legalizzazione dell’aborto, ci fu un risveglio di coscienza popolare esaltato anche dalla lotta contro lo sterminio per fame nel mondo.

Marco Pannella proponeva, indifferentemente, temi dell’arretratezza italiana e temi dell’arretratezza mondiale. Interrogava l’anima di tutti su argomenti ai quali nessuno aveva mai pensato prima così intensamente e fragorosamente e faceva emergere tutte le contraddizioni del silenzio quietistico delle tradizioni.

Le condizioni dei carcerati; la legalizzazione delle droghe leggere; il dramma dell’amministrazione della giustizia; i temi della procreazione; la moratoria della pena di morte; il tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità; la reazione alle malattie incurabili ed il fine vita; i diritti degli omosessuali… Argomenti, soprattutto quelli degli ultimi anni, che, in fondo, riguardavano un numero limitato di persone e, proprio per questo, erano negletti dalla politica del consenso. E, tuttavia, questioni che, sommate tutte insieme, segnavano i paletti del vivere civile, i limiti della nostra società, la pochezza delle risposte dei partiti ai bisogni della gente. Il tutto con l’inevitabile conclusione che quei problemi, nascosti dal potere, invece esistevano come esistono e che, anche se non sono tanti, sono comunque troppi a soffrirne. E l’unica soluzione percorribile per limitarli, arginarli, circoscriverli e superarli o sublimarli risultava, come risulta inevitabilmente, quella proposta da Pannella con i suoi Radicali.

L’ineluttabilità delle ragioni di Marco emergeva soprattutto quando i suoi avversari uscivano allo scoperto: che magra figura quella volta che la grande Chiesa Cattolica Romana negò i funerali a Piergiorgio Welby! Che smacco hanno subito le istituzioni repubblicane trascurando la prima e unica volta in cui il Presidente Giorgio Napolitano rivolse il messaggio alle Camere sulle condizioni delle carceri italiane!
Forse Marco Pannella vinceva più con quelle che venivano considerate le sue sconfitte che con i ripetuti scioperi della fame e della sete ai quali, inevitabilmente, aveva finito con l’abituarci.

Occupandosi di vicende dolorose quanto individuali, ma proposte a mo’ di esempio, Marco Pannella era diventato un po’ come Santa Rita patrona dei casi impossibili. Solo quando incappavi in una situazione enorme e disperata ti accorgevi che non eri solo e che Santo Giacinto, detto Marco, era la tua salvezza e la tua guida. Carcerato inaspettatamente? Scoprivi che aveva ragione lui a battersi per una Giustizia giusta e contro le condizioni delle nostre case circondariali. Colpito inopinatamente da una grave malattia senza rimedio? Constatavi che Santo Giacinto stava già lottando per alleviare le tue condizioni. Una maternità a lungo ricercata ma temuta per problemi genetici? Appariva la brigata degli arcangeli Radicali che, fallito il referendum per la pigrizia di troppi, stavano abbattendo pezzo a pezzo, davanti alla Corte Costituzionale, la legge 40. Si può dire che non ci sia stato un aspetto della sofferenza umana sulla quale Marco Pannella e i suoi non si siano impegnati.

Ma, accanto ai problemi dei singoli, il leader radicale non ha infine trascurato i grandi temi internazionali. Da ultimo, come negare l’importanza del diritto alla conoscenza quale diritto umano non ancora riconosciuto? Eppure, nonostante le tante battaglie vinte e quelle che vinceranno in futuro le idee che fino all’ultimo ha propugnato, bisogna osservare che il numero dei suoi seguaci non è minimamente paragonabile al valore ed alla fondatezza delle sue ragioni.

Il massimo dei voti che raggiunse una sua lista fu l’8,5% nel 1999: due milioni e mezzo di voti. Tutta la simpatia, l’adesione alle sue lotte, la stima per la sua incorruttibilità non si è mai trasformata in un vero e proprio consenso elettorale e perfino le spinte referendarie, in cui c’era solo da votare Pannella si, Pannella no, alla fine si sono attenuate fallendo tutti gli ultimi bersagli.

Pannella manteneva un’energia tipicamente giovanile per sostenere le sue battaglie, ma il popolo dei suoi seguaci è invecchiato, ha perso entusiasmo. Non ci sono stati più i ventenni come Francesco Rutelli, Toni Negri, Daniele Capezzone pronti a dare letteralmente la vita per perseguire le sue idee e gli eroi, a quarant’anni, non ci sono più. Qualcosa non ha funzionato nella macchina pannelliana se il desiderio di sconfiggere la partitocrazia, la voglia di legalità e di cambiamento, anziché sui Radicali, ha finito per concentrarsi – e ormai quasi al 30% – sul Movimento Cinque Stelle, dove di profumo di libertà e di voglia di cambiare il mondo non c’è sentore.

È un tema tutto da analizzare questo voltafaccia del popolo intimamente radicale verso il movimento di Grillo e Casaleggio. Un voltafaccia che si abbina perfettamente a quell’accusa di pervadente pigrizia che dilaga in un popolo che non ha più veramente voglia di lottare per la libertà e per i grandi ideali limitandosi a vedere, nel mito del reddito di cittadinanza, la panacea di tutti i mali. Un popolo che preferisce stare dietro lo schermo di un computer che rivoltare le ingiustizie del mondo. Un popolo afflitto da una pigrizia tanto grave da rendere digeribile ed accettabile perfino il diktat dell’ortodossia internettiana che spegne qualunque dibattito sul nascere.

A questo si è ridotto il popolo a vocazione radicale e viene veramente da domandarsi se sia stato questo popolo a non meritare più Marco Pannella, o Marco Pannella a non meritare più simili seguaci. Ma ormai è tardi per queste domande.

L’eredità di Marco è un peso difficilissimo da portare e non c’è all’orizzonte un altro simile titano. L’unica soluzione è quella di ripartire quell’enorme peso sulle spalle di tutti coloro che gli sono stati vicino in questi anni. C’è bisogno di tutti loro insieme, nessuno escluso, e qualunque defezione, qualunque litigio farebbe cadere il gravoso bagaglio a terra lasciando unicamente il ricordo di un grande statista solitario con tutte le sue idee a disperdersi come farfalle.
Questa sì che sarebbe la morte definitiva di Marco Pannella che nessuno si augura e per un ottimo motivo: il nostro bene, fisico e spirituale, che Marco ha sempre curato per noi.


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