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Marchini vira al centro

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Centrodestra, centrosinistra, destra, sinistra. Le antiche identità e i vecchi schieramenti non sembrano piacere più o, comunque, non sembrano reggere più alle nuove prove della politica. Il M5S di Beppe Grillo si considera un movimento né di destra e né di sinistra. Pm, imprenditori, manager, economisti, prefetti, tecnici acquistano nuovo spazio politico. Nella lunga crisi della Seconda Repubblica decade il bipolarismo e cerca di rinascere il Centro.

Silvio Berlusconi ha tentennato a lungo. Poi ha mollato Guido Bertolaso ed ha scelto Alfio Marchini, un imprenditore come lui, per le elezioni di giugno a sindaco di Roma. Lo spauracchio è Virginia Raggi, la candidata del M5S a sindaco della capitale, nettamente in testa in tutti i sondaggi. Il presidente di Forza Italia avrebbe confidato ai suoi: «Marchini mi piace. È l’unico che può battere Virginia Raggi». Ha smussato le polemiche con Matteo Salvini, Lega Nord, e Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, tuttavia l’aria di rottura resta; gli alleati di centrodestra di un tempo ora sono accusati di “estremismo”. Il centrodestra si è sfaldato a Roma. Salvini appoggia la Meloni nella sfida a sindaco della metropoli mentre Francesco Storace, La Destra, già in corsa anche lui per l’elezione a primo cittadino della capitale, la pensa come Berlusconi e sostiene Marchini.

Sembrano cambiare i vecchi equilibri politici, il bipolarismo centrodestra-centrosinistra degli ultimi venti anni, già entrato in crisi con l’affermazione dei grillini nelle elezioni politiche del 2013, potrebbe andare definitivamente in pensione. Molti nell’operazione Marchini vedono la nascita di una nuova forza centrista dopo la frantumazione prima del Pdl e poi di Forza Italia. L’ex presidente del Consiglio, però, non ha pronunciato una sola volta la parola “centro”. Si è limitato ad indicare  la necessità di dare delle risposte agli “elettori moderati” rilanciando “la rivoluzione liberale” perché «il centro-destra ha vinto, è stato maggioranza in Italia, quando ha saputo parlare con il nostro linguaggio agli italiani».

Tutto cambia molto rapidamente nella politica della Seconda Repubblica. Anche Marchini, 51 anni, un tempo schierato a sinistra, amico di Massimo D’Alema, ex editore de ‘l’Unità’, il giornale del Pci-Pds-Ds-Pd, discendente di una famiglia di partigiani e di costruttori “rossi” romani, non parla di un progetto per ricostruire il Centro, ma di aprire una fase politica nuova. Apprezza la convergenza con Berlusconi, lo definisce “un innovatore” perché ha agito “per aprire nuovi sentieri”. Sottolinea la bontà della sua lista elettorale civica: «Questa è un’alleanza tra liberi per liberare Roma da chi l’ha ridotta in questo stato, e da quei movimenti populisti che farebbero sprofondare Roma ancora più nel caos». Dà per finita una stagione politica: «Il vecchio centrodestra è morto. È tempo di andare oltre lasciando che il civismo ossigeni i partiti». L’obiettivo è di raccogliere i voti dal centrodestra disfatto e dalla sinistra del Pd in rotta di collisione con Renzi (ci sarebbe anche un forte pressing su D’Alema).

L’imprenditore parla di problemi concreti anche di dimensione minore: la lotta alle “buche” che devastano le strade della città, la battaglia contro gli “abusivismi”. Cerca di intercettare la protesta del ceto medio prostrato dalla crisi economica e sconvolto dalle inchieste giudiziarie di Mafia Capitale, che hanno colpito sia esponenti del Pd sia del centrodestra. Si affida a slogan emotivi stampati sui migliaia di manifesti e cartelloni piazzati anche sulle fiancate degli autobus: «Io amo Roma e tu?». Sono messaggi lanciati soprattutto ai moderati, agli elettori di Centro. Di sinistra, di “rosso” è rimasto praticamente quasi solo il simbolo elettorale della sua lista civica: un cuore rosso con dentro disegnati i quartieri della capitale.

C’è, però, chi non nasconde l’ambizioso disegno di aggregare un nuovo Centro. Alessandra Mussolini, Forza Italia, ha annunciato a ‘Il Messaggero’: «A Roma stiamo sperimentando una svolta centrista. Che può valere ovunque». È una parabola singolare per la nipote di Benito Mussolini, il duce del fascismo, già militante a destra con il MSI-An e poi aderente al Pdl e a Forza Italia. Si tratta di una metamorfosi analoga a quella di Marchini, anche se con un’origine opposta: lei da destra, l’imprenditore da sinistra. Alessandra Mussolini spiega tutto con la fine degli “steccati”, delle ideologie: «A Roma finalmente in questi giorni abbiamo chiuso il 900 ideologico che ha tanto frenato tutti quanti… Le vecchie storie sono finite e andiamo avanti».

Il sostegno di Berlusconi sta facendo bene a Marchini, che salirebbe nei sondaggi elettorali. Alcune rilevazioni degli istituti di ricerca danno al primo posto Virginia Raggi, al secondo Giorgia Meloni,  quindi Marchini prima perfino di Roberto Giachetti, candidato del Pd. Stefano Fassina, Sinistra Italiana, in quinta posizione, per ora è fuori gara perché la sua lista elettorale non è stata ammessa per “vizi formali”. Fassina è sicuro di «esito positivo» del ricorso presentato contro l’esclusione dalle elezioni ed assicura: «Restiamo in campo». Si naviga nel caos. Niente è scontato. Alla fine potrebbero esserci delle sorprese. Marchini potrebbe anche salire al secondo posto nel primo turno elettorale e, nel ballottaggio, sconfiggere Virginia Raggi.

Il centrismo è stata l’identità politica vincente della Dc nella Prima Repubblica. Lo Scudocrociato, pescando voti in un elettorato moderato interclassista, dominava sul panorama politico italiano. La carta del suo successo era in un cauto riformismo e in un radicamento tra l’elettorato cattolico e popolare. Uno slogan di successo era: «Progresso senza avventure». La Democrazia Cristiana governò così per quasi cinquant’anni, esercitando la supremazia sul sistema politico italiano grazie anche al meccanismo elettorale proporzionale e alla divisione del mondo tra Est comunista e Ovest democratico. Di volta in volta aprì la porta ad esecutivi centristi con i partiti laici, di centrosinistra con il Psi, di unità nazionale con il Pci, sempre conservando la sua centralità politica.

Negli ultimi due anni questa operazione, in qualche modo, è stata tentata da Matteo Renzi cercando di allargare i consensi oltre i confini del centrosinistra, assorbendo il centro. Il presidente del Consiglio e segretario del Pd, anche a costo di perdere dei “pezzi” a sinistra, ha cercato pure il consenso degli elettori  delusi del centrodestra e dei cinque stelle. Questa operazione è riuscita nelle elezioni europee del 2014, quando il Pd ottenne il 40,8% dei voti, ma poi “l’onda lunga” sembra essersi fermata.

Pino Pisicchio, ex sinistra democristiana, esperto centrista della maggioranza di governo, considera “sensata” la mossa di Berlusconi. «Se Marchini vincesse a Roma -osserva il presidente del Gruppo Misto della Camera- sarebbe il concorrente ideale per Renzi perché belloccio, danaroso, con un passato comunista». Tuttavia resta scettico: «Un Centro può ripartire solo se può far conto su Berlusconi». Ma ci sono anche altre strade: «Il mio candidato ideale, comunque, resta Draghi». La partita è aperta.

Finora, però, nella Seconda Repubblica sono falliti tutti i tentativi di una resurrezione del Centro come formazione autonoma. La lista è lunga. Ha fatto flop Democrazia europea, messa in piedi da Giulio Andreotti e Sergio D’Antoni, due figli della Dc. Ha fatto fiasco l’Italia di mezzo lanciata da Marco Follini, ex democristiano uscito dall’Udc di Pier Ferdinando Casini. Si è inabissata subito dopo il varo l’Api, Alleanza per l’Italia, messa in piedi da Francesco Rutelli, Gianfranco Fini e Casini. Si è sbriciolata Scelta Civica, il Centro dei tecnici costruito dal professor Mario Monti che pure aveva raccolto il 10% dei voti nelle elezioni politiche del 2013. La strada è tutta in salita per Alfio Marchini.


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