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Israele: Mordechai Vanunu di nuovo sotto accusa

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L’8 maggio 2016 un tribunale di Gerusalemme ha accusato Mordechai Vanunu, il fisico nucleare che 30 anni fa aveva rivelato informazioni sul programma nucleare israeliano, di aver violato le limitazioni impostegli nel 2004, quando era stato rilasciato dopo aver trascorso 18 anni in carcere, 11 dei quali in isolamento.
Vanunu è accusato di aver incontrato due cittadini statunitensi (episodio risalente a tre anni fa), di aver rilasciato un’intervista all’emittente televisiva israeliana Canale 2 (fatto avvenuto nel settembre 2015 e già sanzionato all’epoca con una settimana di arresti domiciliari e il divieto di usare internet e parlare con giornalisti) e di aver cambiato residenza, traslocando da un appartamento all’altro dello stesso edificio, senza avvisare la polizia.

Secondo il quotidiano The Times of Israel, l’intervista a Canale 2 era stata approvata dalla censura militare prima di essere mandata in onda. Ma ora le autorità israeliane vogliono esaminare l’intervista integrale, comprese le parti non trasmesse.
Se Vanunu venisse condannato e imprigionato per questa nuova serie di accuse, Amnesty International lo adotterebbe come prigioniero di coscienza. Era già successo nel 2010, quando Vanunu era stato condannato a tre mesi di carcere per aver parlato con degli stranieri e aver cercato di prendere parte alla messa di Natale a Betlemme.
Dal 2004, anno del suo rilascio, Vanunu e i suoi avvocati cercano senza successo di porre fine ai divieti crudeli e non necessari imposti dalle autorità israeliane, come quelli di lasciare il paese, di comunicare con cittadini stranieri (giornalisti compresi) senza autorizzazione, di entrare in ambasciate straniere o anche solo avvicinarcisi, di partecipare a chat su Internet e di cambiare residenza senza notifica alla polizia.
La motivazione per cui Vanunu deve continuare a subire quei divieti, ossia che egli costituisce una minaccia alla sicurezza nazionale, diventa di anno in anno sempre più insostenibile. Le informazioni che egli rese note al quotidiano britannico “Sunday Times” nel 1986 (e a seguito delle quali venne rapito in Italia da agenti del servizio segreto israeliano) sono ampiamente di pubblico dominio e oltretutto sono obsolete.


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