Dopo un solo giorno di riapertura, il Cairo chiude il valico di Rafah in uscita: solo 443 gazawi sono riusciti ad uscire. Intanto Tel Aviv chiude la Cisgiordania per celebrare l’indipendenza, per i palestinesi la Nakba.
Gerusalemme, 12 maggio 2016, Nena News – Annunciata in pompa magna, la riapertura del valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto è già sfumato: ieri sera le autorità egiziane hanno chiuso il passaggio di frontiera in uscita. Ovvero si può ancora entrare – per un altro giorno – dentro Gaza ma non si può uscire.
Le ragioni della chiusura preventiva, scrive l’agenzia stampa palestinese Ma’an, non sono ancora chiare. Il valico di Rafah, ininterrottamente chiuso da 85 giorni e da tre anni generalmente sbarrato per mesi e mesi, era stato riaperto ieri e avrebbe dovuto permettere l’uscita e l’ingresso dalla Striscia per 48 ore. Un tempo comunque minimo se si pensa a quanti dentro Gaza necessitano di lasciare temporaneamente la Striscia. Secondo il Gaza Crossing Committees, prima della nuova chiusura, 443 palestinesi sono riusciti a ragggiungere l’Egitto per motivi umanitari e medici o perché in possesso di un passaporto egiziano.
Durante la giornata di ieri, sette autobus e alcune ambulanze hanno fatto la spola. Ma non è certo abbastanza: secondo i dati del Ministero degli Interni di Gaza oltre 30mila persone sono state registrate e autorizzare al passaggio per diverse ragioni, studio, lavoro, trattamenti medici. Ma 48 ore sono un tempo minimo che avrebbe comunque lasciato la maggior parte di loro bloccati nella Striscia.
Dalla salita al potere del presidente anti-islamista al-Sisi, nel luglio 2013, dopo un golpe che ha deposto il legittimo presidente Morsi (Fratelli Musulmani), Il Cairo sta severamente punendo la popolazione civile gazawi applicando una politica di chiusura uguale a quella imposta dalle autorità israeliane, accompagnata alla distruzione sistematica dei tunnel che permettevano l’ingresso di beni di prima necessità, automobili, cemento, materiale da costruzione, tutto necessario a lenire gli effetti dell’assedio lungo ormai 9 anni imposto da Tel Aviv.
Israele, infatti, dall’altra parte del muro controlla i valichi e tiene sotto assedio quasi due milioni di persone. Una situazione aggravata martedì dalle celebrazioni per l’indipendenza israeliana, che i palestinesi invece commemorano come la propria catastrofe, la Nakba del 1948: dalla mezzanotte di martedì Tel Aviv ha annunciato “una generale chiusura” di Gaza e Cisgiordania fino alla mezzanotte di oggi. Ciò significa che ai palestinesi residenti nelle due enclavi in possesso di regolare permesso di accesso nello Stato di Israele (una esigua minoranza, soprattutto lavoratori, circa 114mila secondo il Palestinian Central Bureau of Statistics) sarà proibito attraversare i checkpoint lungo il muro di separazione.
Fonte: Nena News