Flop del Jobs act. Boom dei voucher, nuova frontiera del precariato. Cgil al governo: cambiare verso, quello del jobs act è sbagliato
Di Luciano cerasa
L’Inps certifica il crollo dei contratti a tempo indeterminato nel primo trimestre del 2016 e indirettamente il flop del Jobs act: 162.000 posti stabili in meno (-33,4%) sul primo trimestre 2015. “Il calo – afferma l’Istituto – è da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015 in corrispondenza dell’introduzione degli incentivi legati all’esonero contributivo triennale”. Analoghe “considerazioni possono essere sviluppate in relazione alla contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-31,4%)” spiega lo stesso istituto di previdenza.
L’Inps punta il dito sul taglio degli incentivi alle assunzioni stabili, ridotti al 40% da un anno all’altro. Nel periodo gennaio-marzo 2016 hanno trovato lavoro infatti 1.188.000 disoccupati una riduzione di 176.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-12,9%)” quando il mercato era drogato dagli incentivi.
Da inizio anno, lo sgravio contributivo per chi assume stabilmente è calato a 3.250 euro dai precedenti 8mila e la durata è stata portata da tre a due anni. Negativo anche il saldo tra assunzioni e licenziamenti. Al netto delle cessazioni, le attivazioni di contratti stabili e le trasformazioni registrano un saldo positivo di 51.087 unità. Ma è un dato peggiore del 77% rispetto al saldo di 224.929 contratti stabili attivati nei primi tre mesi del 2015. Persino nel 2014, quando ancora non c’erano gli incentivi, si erano registrati più contratti stabili “nuovi”: 87mila.
Sul versante dei contratti a tempo determinato si è registrata una maggiore stabilità, con 814.000 assunzioni che rappresentano un calo dell’1,7% sul 2015 dell’1,1% sul 2014). Per quanto riguarda gli apprendisti, ne sono stati inseriti in azienda 50.000, in linea col 2015. In calo i licenziamenti, che nel complesso sono diminuiti dell’8,8%; per quelli a tempo indeterminato la riduzione è pari al 5,3%.
Per i voucher invece, la nuova frontiera del precariato, siamo in pieno boom. Nel primo trimestre 2016 ne sono stati venduti 31,5 milioni con un incremento del 45,6% rispetto al 2015. L’anno scorso si era già registrato un balzo del 75,4% sul 2014.
Sorrentino (Cgil): 15 miliardi di risorse pubbliche spesi male
Che fine hanno fatto i milioni di posti di lavoro creati con il Jobs act? È la domanda posta al governo, al ministro Poletti in particolare, dal segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino la quale ricorda che il sindacato aveva previsto questo flop. “Avere ragione – afferma – non è una soddisfazione perché parliamo di circa 15 miliardi di risorse pubbliche investite male e di tante speranze deluse per milioni di giovani italiani. Il governo, come diciamo da mesi, può correggere gli errori e cambiare sia il meccanismo della decontribuzione che le norme del Jobs act”. E indica gli interventi prioritari per il sindacato di corso d’Italia: “Abolizione dei voucher, che continuano a crescere in virtù della liberalizzazione (nel trimestre gennaio-marzo sono aumentati del 45,6% rispetto allo stesso periodo del 2015), la regolazione del tempo determinato e la modifica al sistema degli incentivi, che devono diventare selettivi”.
“Ci hanno spiegato che liberalizzando i licenziamenti – prosegue – sarebbe aumentata l’occupazione, ma hanno dato soldi a pioggia alle imprese e ignorato chi rappresenta il lavoro senza alcun risultato apprezzabile: le imprese non stanno investendo in lavoro e innovazione e la ripresa non c’è”, continua la dirigente sindacale. Bisogna cambiare verso perché quello del Jobs act è sbagliato. “Noi ne abbiamo indicato uno: stiamo raccogliendo le firme per la Carta dei diritti universali del lavoro, che riscrive il diritto del lavoro in nome di un principio di uguaglianza, – conclude Sorrentino – e abbiamo presentato da tempo una proposta di progetto per il rilancio e lo sviluppo del Paese, il Piano del Lavoro”.