“Il Sole 24 Ore” festeggia i suoi centocinquant’anni e a noi viene in mente una significativa riflessione formulata in occasione dell’evento dal presidente Mattarella: è “il giornale che documenta e consente di conoscere il Paese reale”. Vero: è esattamente questa la funzione svolta dal vecchio Sole che, come tutti i vini d’annata, più aggiorna la carta d’identità, più migliora.
Non sono un economista né un giornalista economico ma posso raccontarvi come è sbocciata la mia passione per una materia, definita ingiustamente la “triste scienza”, che nel corso degli anni ho iniziato a considerare non solo essenziale per la comprensione dei singoli fenomeni, a cominciare dall’evolversi delle vicende politiche, ma anche particolarmente affascinante. Mi trovavo all’università e il primo esame del ramo, Economia politica, non era andato granché bene: un 20 strappato con le unghie e con i denti e accettato solo perché alcuni amici mi avevano consigliato di liberarmene senza badare all’esito.
L’anno successivo, invece, mi trovai a fare i conti con la Storia del pensiero economico ed ecco che i crudi numeri, i dati, le statistiche e la freddezza delle tesi scientifiche cominciarono ad intrecciarsi con l’evoluzione storica dell’Europa, con il suo sviluppo, con la prima e la seconda rivoluzione industriale, con il pensiero di Marx e di Engels, con la nascita del comunismo e della lotta di classe, con le battaglie per le rivendicazioni sociali e per i diritti sindacali, con lo sviluppo demografico, con l’avvento del pensiero liberale e, successivamente, di quello liberista, contrapposto alle sempre valide idee di Keynes e ai princìpi ispiratori del Piano Beveridge. Fu in quel momento che la lettura del Sole divenne quasi quotidiana: una necessità e un piacere, soprattutto durante la preparazione dell’esame della Specialistica dedicato allo SME (Sistema Monetario Europeo) e alle complicate vicende che hanno condotto alla nascita dell’euro, quando ebbi modo di compiere uno studio parallelo: sul Sole leggevo gli editoriali di alcuni dei protagonisti dei passaggi che studiavo sui testi universitari ed ecco che ciascuno di essi diveniva più chiaro, più comprensibile, spesso addirittura appassionante.
Ed è lì che, come giornalista, come studente e come persona assetata di cultura e desiderosa di comprendere ogni singola questione, è lì che mi resi conto di quale importanza avesse un quotidiano così particolare: non serve tanto ad apprendere le notizie quanto a capirle; non è un giornale che si limita all’informazione ma va oltre, mirando all’approfondimento, all’intervista esclusiva, all’editoriale di respiro internazionale che ti apre gli occhi su quanto sta avvenendo dall’altra parte del mondo, all’inchiesta che aiuta a comprendere meglio uno scenario intricato, all’inserto che risponde alle domande dei comuni cittadini tramite la competenza di alcuni fra i migliori esperti in circolazione.
Ma più che altro è un giornale lontano dal clamore, avversario strenuo dei battibecchi senza costrutto, nemico di quella propaganda becera che spesso investe le élites ancor più delle masse popolari, sanamente laico e liberale, talvolta condivisibile, talvolta meno ma sempre e comunque degno di essere consultato per avere una panoramica completa dei fatti e delle interpretazioni.
Confindustriale, certo, ma vicino a quella borghesia produttiva e innovatrice che ben conosce il valore del lavoro e la dignità degli ultimi, che rispetta gli operai e che non mira a schiacciare le categorie sociali più deboli; protagonista di alcune battaglie che alle volte mi hanno visto contrario ma sempre con la dignità e la competenza di una posizione rispettabile, in grado di porti un dubbio, di interrogarti e di arricchirti, anche quando la distanza dalla loro posizione è rimasta invariata; sobrio ma, al tempo stesso, ricco di passione e capace di andare oltre l’evidenza dei numeri, delle statistiche e delle tabelle.
Buon compleanno agli amici e colleghi del Sole e un pensiero speciale a Fabrizio Forquet, lui che tutti questi valori ce li aveva dentro e li esprimeva con sincerità e straordinario amore per la professione. Un’assenza che si fa sentire, soprattutto nei momenti di festa.