Hotspot: organizzazioni denunciano la violazione del diritto internazionale

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Conferenza nella Sala Stampa della Camera dei Deputati per la presentazione dell’unità mobile per l’assistenza ai migranti respinti dagli hotspot all’interno del progetto Open Europe

L’iniziativa è promossa da Oxfam Italia insieme alla Diaconia Valdese e all’associazione Bordeline Sicilia con l’obiettivo di garantire i diritti dei migranti che sono stati violati durante la procedura di identificazione e registrazione che seguono agli sbarchi.

L’onorevole Khalid Chaouki ribadisce come “debbano essere snellite le procedure di identificazione, rendere accessibili le strutture, come gli hotspot. L’impegno del parlamento va nella direzione di una soluzione europea ma che al momento vede un ritardo nelle tempistiche”.

Le testimonianze dei migranti sono state raccolte nel dossier Hotspot, il diritto negato pubblicato oggi, 19 maggio, che mostra come i respingimenti collettivi di migranti e il loro trattenimento prolungato negli hotspot di Pozzallo e Lampedusa violino la normativa internazionale sull’asilo e abbiano creato in questi mesi una vera e propria emergenza sul territorio siciliano.

Secondo i numeri riportati dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul tema di accoglienza, identificazione ed espulsione dei migranti, la Questura di Agrigento ha emanato decreti di respingimento per 1426 persone da settembre a gennaio, e di queste solo 311 sono finite in un CIE. Tutti gli altri sono stati messi per strada con un foglio che li invita a lasciare il territorio nazionale entro 7 giorni.

È a questi migranti che si rivolge il team mobile costituito da un operatore socio-legale, da un mediatore linguistico-culturale e da un operatore dell’accoglienza che offre assistenza legale per presentare ricorso verso il decreto di respingimento e per fornire supporto per l’eventuale richiesta di protezione internazionale. I decreti sono infatti impugnabili, perché di fatto la “procedura” che ha portato al respingimento non ha base giuridica e si fonda su prassi non contenute in documenti di carattere normativo.

“Circa 4000 sono i casi di persone respinte”, sottolinea Paola Ottaviani di Borderline Sicilia. “I migranti respinti si trovano in un limbo giuridico” evidenza Massimo Gnogne, referente della Diaconia Valdese in tema d’immigrazione “l’unità mobile sarà il punto di partenza, insieme al lavoro di rete che aiuterà ad individuare chi può aver bisogno di accoglienza”.

Il team mobile, partito la scorsa settimana, fornisce inoltre informazioni sui diritti e sulle strutture di accoglienza oltre ad un sostegno materiale attraverso la distribuzione di kit igienico-sanitari differenziati. Ai soggetti più vulnerabili, come i minori non accompagnati o le donne in stato di gravidanza, viene offerta un’accoglienza dedicata insieme a servizi di orientamento e inclusione di strutture dedicate.

Le richieste formulate da Oxfam Italia, Diaconia Valdese e Bordeline Sicilia sono le seguenti:

  • La procedura hotspot sia precisata dalla normativa comunitaria e nazionale.
  • Tutti i migranti, come stabilito dalla legge, ricevano informazioni circa i loro diritti, compreso quello di poter richiedere protezione internazionale, in forma e lingua a loro effettivamente comprensibile.
  • Le procedure di identificazione e registrazione si svolgano nel pieno rispetto dei diritti umani.
  • Sulle navi, presso i punti di sbarco e i centri dove avvengono le prime operazioni di identificazione siano presenti operatori e mediatori qualificati appartenenti a organizzazioni della società civile, indipendenti, non finanziate dal Ministero dell’Interno, con funzioni di supporto, facilitazione e monitoraggio del rispetto dei diritti dei migranti.
  • Nessun migrante sia respinto o espulso senza che il suo caso sia stato valutato singolarmente, considerato che nessuna norma attribuisce alle forze dell’ordine la facoltà di distinguere un richiedente protezione internazionale da un migrante cosiddetto economico.
  • Nessun migrante sia trattenuto nei centri di accoglienza al solo fine di essere identificato.
  • Il numero dei centri di accoglienza sul territorio sia commisurato al numero degli arrivi, evitando così le ormai sistematiche situazioni di sovraffollamento. Le condizioni di vita dentro i centri devono rispetta la dignità e la privacy dell’individuo, soprattutto se in condizioni di vulnerabilità.
  • Nessun migrante sia costretto con misure coercitive a sottostare alle procedure di identificazione e foto segnalamento.
  • Siano garantiti specifici percorsi protetti alle categorie vulnerabili.

Da cartadiroma


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