Dobbiamo difenderlo.
Falcone, a Catania, è stato praticamente messo fuorilegge. Qui commemorarlo non basta, bisogna invece difendere il suo concreto lavoro – pagato con la vita – e il suo preciso insegnamento.
Facendo dei nomi precisi: Falcone, Ciancio, Bianco.
Falcone, cancellato con una sentenza (“il concorso esterno non è reato”) che nessuno in Italia aveva osato azzardare. Ciancio, salvato da questa sentenza dopo quarant’anni di frequentazione mafiosa. Bianco, alleato di Ciancio (come tutti i sindaci precedenti) e in Commissione antimafia reticente per difenderlo.
Non è una questione politica, non c’entra coi giochi di questa o quella corrente di partito.
È semplicemente una questione morale.
* * *
Esiste una società civile, nella nostra città, che dovrebbe essere in grado di comprenderlo. Anche qui, è giusto partire dai nomi: Cittainsieme, la prima (coi “Siciliani” e il Gapa) a battersi contro il potere mafioso; l’Iqbal Masiq, col suo lavoro umanissimo fra i ragazzi di Librino; il Gammazita, con la sua civile cultura di quartiere; l’Orchestra Falcone e Borsellino, con la sua musica di libertà; e altre ancora.
Anni di sacrifici e d’impegno stanno dietro a ciascuna di queste associazioni. Eppure nessuna di esse oggi, nel giorno di Falcone, sente la responsabilità civile di fare i nomi. Non per complicità o per paura ma semplicemente perché, in questa nostra città, non c’è la cultura civile del fare i nomi. Aiutare i poveri sì. Denunciare la mafia in genere sì. Ma fare i nomi no: non è catanese.
* * *
Noi invitiamo oggi questi nostri amici e fratelli a non essere indegni di se stessi, a schierarsi apertamente facendo i nomi. A fare il loro dovere, come l’hanno fatto in passato e come certamente torneranno a fare.
Falcone non è un monumento, non è una cosa da commemorare una volta all’anno. Falcone è la nostra battaglia di ogni giorno, la giustizia per tutti, la legge che punisce i prepotenti anche se sono gli uomini più ricchi della città.
Falcone è la giustizia “In nome del Popolo Italiano”, che aiuta la comunità a crescere, a uscire alla miseria, a liberarsi dall’oppressione politico-mafiosa che di una città civile e prospera ne ha fatto una delle ultimissime città d’Italia.
* * *
A Catania la critica non è benvenuta, e certo gli amici cui ci rivolgiamo si sentiranno aggrediti – in un primo momento – da gente che non li comprende e non gli vuol bene. Ma noi abbiamo fiducia che alla fine capiranno. Nessuno è superiore a nessuno, nessuno vuole prediche astratte. Ma tutti dobbiamo fare il nostro dovere, senza rimuovere niente. Uniti, possiamo ancora salvare questa città. Non con le celebrazioni generiche, che mettono la coscienza in pace ma non risolvono niente, ma con l’antimafia cosciente e coraggiosa, che osa dire i nomi e i cognomi e le verità impopolari.
* * *
E questa è la nostra antimafia, l’antimafia dei “Siciliani”. A chi dice che l’antimafia è finita rispondiamo semplicemente “noi andiamo avanti”. Non abbiamo timore, nel giorno di Falcone, di portare in assemblea o in piazza queste povere ma incorruttibili verità. Con voi se vorrete esserci, altrimenti coi ragazzi, coi poveri, coi cittadini senza potere che, una volta ancora, ci seguiranno su questa via.
Viva Falcone, viva l’antimafia che lotta e
FACCIAMO I NOMI!