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Direzione Pd. Renzi anticipa il congresso e chiama le armate alla mobilitazione.

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Boschi parla di “trasformazione ontologica” del partito. Ma che vuol dire?

di Pino Salerno

Stupefacente ministra Maria Elena Boschi. Del Pd e sul Pd ci era sembrato di aver ascoltato di tutto, e di più. Delle sue riforme, anzi deforme, abbiamo scritto più e più volte in questo giornale, schierato apertamente con il movimento che sostiene le legittime ragioni del No nel referendum del prossimo ottobre. Sulla sua legge elettorale, il famigerato Italicum, abbiamo più volte pubblicato aspre critiche. E abbiamo anche suscitato l’allarme che la combinazione Italicum più deforma costituzionale avrebbe portato l’Italia verso una deriva neoautoritaria. Lo dice la realtà dei fatti, e un minimo di razionalità politica. Ma quello che abbiamo udito in Direzione Pd dalla Boschi supera ogni meraviglia, travalica ogni ragion politica, supera perfino qualunque eventuale apertura al dialogo. Ma prima di parlarne, abbia pazienza il lettore, vediamo il contesto.

La Direzione del Pd era stata convocata con il chiaro intento, più volte espresso dal segretario Renzi, e rivelato da Repubblica, di stringere a unità il partito, dilaniato da mille problemi, di natura politica e giudiziaria. Il tono del segretario era stato soft, l’invito alle minoranze chiaro, semplice, diretto: siamo alle soglie di due importanti appuntamenti elettorali, stringiamoci, uniamoci, perché il nostro nemico è altrove. “Non abbiamo nessun motivo per continuare una sfibrante discussione interna”, ha detto Renzi nella prolusione alla Direzione, “quando altri nostri compagni sono impegnati in prima fila nella campagna delle amministrative”. E dunque, ha aggiunto “non chiedo una moratoria delle polemiche”, ma un impegno diretto di tutto il partito, “dal 20 maggio al 15 luglio” in una “mobilitazione permanente”. Le date non sono state scelte a caso: il 20 maggio sciopera tutta la scuola contro quella pessima legge che lui stesso ha voluto tenacemente, e il 15 luglio scade il termine ultimo per la raccolta delle firme per il referendum costituzionale. Così, con un altro scaltro e clamoroso colto di teatro, Renzi pensa di rubare nuovamente la scena mediatica. Non solo. Il segretario ha annunciato anche la volontà di anticipare il congresso, a causa di “eventi internazionali”. In realtà, sappiamo bene che Renzi sta giocando su se stesso la sfida referendaria e qualunque sia il risultato sarà inevitabile aprire una diversa e inedita fase politica, generale e del suo partito. Avendo dunque lanciato una sorta di tregua alla minoranza, Renzi attendeva un analogo gesto da parte delle minoranze. E invece no. L’intervento di Gianni Cuperlo ha aperto il fuoco. Indovinate su chi? Sulla ministra Boschi.

“Ho aspettato la smentita delle parole di quella ministra che ha messo sullo stesso piano di Casa Pound chi voterà ‘no’ al referendum sulla riforma costituzionale, tra cui ci sono anche membri dell’Anpi e costituzionalisti”, ha attaccato Cuperlo riferendosi alla Boschi. L’ex presidente Pd ha fatto anche riferimento a un articolo su l’Unità: “Gualmini-Vassallo in un articolo hanno polemizzato con i costituzionalisti marcando l’età media senza risparmiare un richiamo ai benefit: già l’idea di prendere la calcolatrice e calcolare l’età media lascia interdetti per il gusto di bullismo anagrafico“, ha sottolineato. “Vedo le ragioni che spingono a non trasformare questo tentativo di riforma costituzionale in un ennesimo fallimento ma penso che le motivazioni che si usano e si useranno per sostenere la riforma dovranno essere all’altezza e alla portata di questo tema e non potranno ridursi a una riflessione troppo facile sui costi della politica o sul numero dei politici. Sarebbe un errore”. Cuperlo ha attaccato anche sulle ombre che deve affrontare il partito: “Nessuno ha una benda sugli occhi e vediamo anche le ombre davanti a noi, dall’ingresso formale di Verdini nella maggioranza, così descritto da un autorevole viceministro, a una questione morale di lunga memoria e lunga data”.

Su questi attacchi è intervenuta l’ineffabile, stupefacente, ministra Boschi. Prima ha voluto ribadire che quelli del Comitato del No votano come Casapound, “un riferimento oggettivo”, l’ha definito, con falsa furbizia dialettica. E qui è scattata l’abilità di “lisciare” Cuperlo: “caro Gianni, siccome sei uno dei pochi di noi che legge sempre tutto, approfondisce tutto, guarda tutto, forse ti saresti potuto non fermare al titolo del Fatto quotidiano, perché hai aspettato l’interpretazione del Fatto quotidiano per scrivere sul tuo blog”. Con il sorriso aperto, la Boschi ha tirato una stilettata a Cuperlo, da far paura. Insidiosa e astuta, la Boschi prima riconosce il valore intellettuale (e a proposito, su questo va la nostra solidarietà a Gianni che conosciamo da tanti anni) di Cuperlo e poi lo trafigge accusandolo di subalternità politica a Marco Travaglio. Non male, ma non finisce qui. È a questo punto che davvero la stupefacente Boschi ha dato il meglio di sé: “se anche tu, caro Gianni, ti fermi ai titoli forse è in corso una trasforma zio ontologica del partito che non mi sarei aspettata”. Fermiamoci qui e riflettiamo su quelle due paroline: trasformazione ontologica. Che diavolo significano? Quale interpretazione filosofica dobbiamo dare a queste stupefacenti parole?

Nel Pd è in atto una “trasformazione ontologica” e Cuperlo ne è l’incarnazione? Perbacco, detto da una ministra che ha trasformato “ontologicamente” la Costituzione, viene da sorridere, amaramente. Supponiamo che la Boschi abbia consapevolezza del significato di quelle due parole, avrebbe dovuto comunque motivarle. Invece no, le ha buttate là, pensando più a una frase ad effetto che al senso filosofico dei termini. Tanto che importa, nella “trasformazione ontologica” del Pd chiunque può dire qualunque cosa, senza essere minimamente fermato per spiegare cosa voglia dire. Facciamo finta che Boschi abbia letto Martin Heidegger, il grande maestro dell’ontologia del Novecento, o Emanuele Severino, grande maestro dell’ontologia italiana, perché sulla larga erudizione della ministra non nutriamo alcun dubbio. Facciamo finta che abbia letto Essere e Tempo, e che conosca la sfida heideggeriana, o che abbia fatto riferimento al filosofo greco Parmenide, all’essere che è. Sarebbe interessante capire qual è l’atto della trasformazione del Pd di cui anche il nostro caro amico Cuperlo sarebbe responsabile. Come suggerirebbe Heidegger, la frase della Boschi meriterebbe di interpellare l’essere del Pd, che si trasforma. Ma la trasformazione non è dell’essere, replicherebbe il grande maestro, allievo di Husserl, perché ciò che si trasforma è metafisica, non ontologia. E la metafisica non è proprio una bella cosa. Allora, qual è l’essere del Pd? Attendiamo con ansia una risposta dalla ministra, come sempre acuta, arguta ed erudita.

Da jobsnews


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