Da oggi Londra ha un nuovo sindaco. Un labour, un avvocato difensore dei diritti civili e umani e, per la prima volta nella storia della City, un musulmano.
Dal Regno Unito non poteva arrivare una notizia migliore in questa nostra era post Parigi condizionata dalla diffidenza verso gli islamici e in generale i ‘non occidentali’.
Sadiq Khan, 45 anni, figlio di immigrati del Pakistan, ha sconfitto di oltre 13 punti (ha raccolto il 56,8% dei voti a fronte del 33,2% dello sfidante) il conservatore Zac Goldsmith, rampollo di una delle famiglie più ricche ed euroscettiche della Gran Bretagna.
Nonostante sembrasse impossibile, anche a causa degli innumerevoli contrasti e le polemiche che hanno caratterizzato la campagna elettorale laburista, in particolare nei confronti del segretario, Jeremy Corbyn, accusato di non fare abbastanza per ‘allontanare’ l’ombra dell’antisemitismo dal partito, non ho mai dubitato che Khan potesse farcela.
Ho avuto modo di incontrare questo brillante avvocato prima che entrasse in politica e fosse eletto nel Parlamento britannico. Quinto di otto tra fratelli e sorelle nati dall’unione tra un autista di autobus e una sarta, era impegnato nella difesa di alcuni manifestanti arrestati durante il May Day del 2001, nel corso di una dimostrazione anti-capitalista per protestare contro la globalizzazione e la Banca Mondiale a cui parteciparono attivisti, tra cui la sottoscritta, anarchici e gruppi di sinistra.
Fu una delle pagine più nere della polizia londinese, colpevole in quell’occasione di aver violato i diritti civili.
Il successo di Khan, tanto più notevole se si pensa che contro di lui il partito conservatore ha orchestrato una pesante campagna in cui lo si accusa di amicizia con ‘estremisti’, si basa anche sulle battaglie che ha condotto per il riconoscimento delle violazioni perpetrate ai danni di cittadini che null’altra colpa avevano se non di aver esercitato il diritto alla libertà di espressione e di manifestazione.
Avrei avuto la possibilità di incontrarlo di nuovo, qualche settimana fa in un’aula del King’s College, dove a fine anni ’90 ho frequentato un master e pertanto ero stata invitata a un meeting con la comunità dei cittadini Ue della capitale, tra cui moltissimi italiani. Io non ho potuto esserci ma molti dei nostri connazionali sono accorsi ad ascoltarlo.
E sono certa che i presenti, potendo votare nelle elezioni locali e contribuire a fare la differenza essendo già decine di migliaia registrati per partecipare alle elezioni municipali, abbiano dato un contributo importante alla sua elezione, scongiurando quanto avvenuto alle precedenti votazioni quando il Labour perse per poco più di 50 mila voti.
Le posizioni espresse da Khan sui temi affrontati, dai trasporti, ai posti di lavoro, dalla sicurezza al referendum sull’Unione Europea che si terrà in giugno in Gran Bretagna e che, in caso di Brexit, potrebbe avere serie conseguenze per i residenti europei della metropoli, hanno convinto gli italiani che sul quesito referendario non potranno esprimersi, a scegliere per Londra un sindaco pro-Ue, progressista e che rappresenta il meglio di questa città.
Un primo cittadino di origine pakistana, di fede musulmana, di sinistra, che guarda al business con una ferma volontà di maggiore eguaglianza, due cose di cui la capitale britannica ha bisogno in egual misura, come lui stesso ha raccontato recentemente in un’intervista a “Repubblica”.
Insomma la sua elezione è davvero un bel segnale, per l’Inghilterra e per l’Europa.