Per combattere il terrorismo bisogna agire sulla cultura e sull’etica, oltre che isolarlo e perseguirlo con tenacia e coraggio. Spesso si ha timore di parlare o scrivere del terrorismo. Definirlo fa paura, mentre lasciarlo nell’indefinito sembra più rassicurante. Il “politicamente corretto” è diventato una cortina di fumo dietro cui scompare la consistenza reale dell’intolleranza religiosa. Terrore non è solo il kamikaze o il fanatico che impugna un coltello da cucina e si lancia sul primo sfortunato passante, che sia uomo, donna o bambino. Terrore è l’istituzione che nega la libertà, la dignità, il diritto alla vita di chi non si conforma a una legge che l’uomo definisce “divina”. Anche questo, ci fa paura riconoscerlo. Le esecuzioni, le torture, le incarcerazioni di innocenti in base a leggi religiose assumono l’eco di fatti lontani, quasi irreali, che comunque non ci toccano, non violano la nostra concezione di sicurezza, l’invulnerabilità del nostro benessere materiale e culturale.
La critica globale (e altre correnti di pensiero, fra cui il “complottismo”, che le è fratello) afferma che “il terrorismo non esiste”, che è un prodotto dell’imperialismo o comunque degli interessi delle nazioni cosiddette occidentali. E che l’antisemitismo non esiste più, perché le nuove forme di odio contro gli ebrei sono giustificate dal comportamento della nazione che li rappresenta. Così si finisce per esserre intolleranti verso i profughi, i Rom, i poveri, i gay (e gli stessi ebrei, in una forma più subdola), che sono visibili nelle nostre società (e che media e politici di ogni specie cercano di presentarci come “invasori” e pericoli pubblici), mentre si cerca di comprendere l’ideologia fondamentalista, che si ammanta di giustificazioni e soprattutto dispone di poderosi sostegni e risorse, grazie alle associazioni “benefiche” che hanno dimensione internazionale e riescono ad attecchire e permanere in molte nazioni (fra cui la nostra), finché non si decide di indagarne la struttura, i collegamenti e le finalità. Prima ancora di essere perseguito, il terrorismo essere riconosciuto nelle sue matrici, denunciato apertamente, circoscritto e quindi privato dell’humus sanguinoso di cui si nutre.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21