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Ho partecipato alla consultazione pubblica sul Servizio Pubblico Radiotelevisivo andando a cercare, con difficoltà, il sito web, facendo tutti i passaggi richiesti. Il questionario sarà possibile compilarlo on line fino al 30 giugno 2016. Tutte le persone che non sono in grado di usare il computer, di navigare in rete, sono escluse automaticamente da questa consultazione; molti milioni di persone anziane che non conoscono l’alfabeto digitale, ma vedono per molte ore la RAI non sono in grado di dare il loro contributo.
Riporto le motivazioni e i temi del Governo alla Consultazione pubblica sul Servizio Pubblico Radiofonico, Televisivo e Multimediale

Perché la consultazione

Il servizio pubblico radio-televisivo è presente in tutti i paesi europei. Se guardiamo al passato, esso probabilmente rappresenta il contributo più originale che l’Europa ha offerto alla storia della televisione.
Se guardiamo al futuro il processo di convergenza tra tv, Internet e telecomunicazioni, sta trasformando le modalità di distribuzione e consumo dei contenuti audiovisivi: occorre pertanto interrogarsi sulle ragioni, sull’organizzazione e sul perimetro del “servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”.
Nel 2016 scade la Convenzione tra lo Stato e la Rai. In questa occasione, come previsto dalla legge 220/2015, per la prima volta il Ministero dello Sviluppo Economico ha organizzato una consultazione pubblica e aperta a tutti i cittadini.
Per troppo tempo il tema della riforma del servizio pubblico è stato monopolio degli “addetti ai lavori”. L’obiettivo di questa consultazione, invece, è di dare la parola innanzitutto al cittadino che paga il canone, vero azionista del servizio pubblico.
Con la collaborazione tecnica di Istat è stato elaborato un questionario aperto alla partecipazione di tutti i cittadini che, per la prima volta, potranno esprimere la propria opinione sul servizio pubblico del futuro.
Il questionario sarà online per 45 giorni fino al 30 giugno 2016.
Le risposte, analizzate in forma aggregata e anonima, formeranno, insieme con le proposte prodotte dai tavoli tecnici, la base per la stesura della relazione che accompagnerà la nuova bozza di Convenzione tra lo Stato e la Rai.

I tavoli tecnici per approfondire i vari temi sono:

Sistema Italia (Made in Italy –Territori – Internalizzazione – Comunità e identità nazionale)
Industria Creativa (Cinema – Intrattenimento -Fiction e animazione – Documentari)
Digitale ( Alfabetizzazione digitale – Startup e imprese – Servizi PA –Tecnologie)
Società Italiana (Informazione – Cultura – Scuola e Università – Pubblica Utilità)

Ottima la dichiarazione del governo, con la motivazione di promuovere la consultazione, mai fatta prima e dare la parola a chi paga il canone; penso che questa é una delle tante affermazioni impertinenti dell’esecutivo in carica. Quasi sicuramente la minoranza che paga il canone, è la stessa che non è alfabetizzata digitalmente, per anzianità o per scarsa conoscenza dello strumento con tecnologia digitale. L’automobile nei primi anni, non ha avuto una diffusione di massa, proprio perché molte persone non avevano le capacità o la volontà di guidare una macchina. Il paragone lo uso, per spiegare una delle ragioni delle furbe e populiste fatte dal governo; promuove la consultazione sapendo che solo una minoranza probabilmente aderisce a questa proposta e Renzi decide !
Inoltre non è vero che chi paga il canone è il vero azionista della RAI, poiché l’abbonato, non ha nessuna possibilità di incidere sulle scelte di politica Industriale, editoriale del Servizio Pubblico.
Dagli anni 50 del XX secolo, in Italia e nel mondo, la TV, è una delle tecniche di comunicazione più potente e versatile tra i mezzi di comunicazione di massa, poiché fornisce a casa dell’utente, senza chiedere il suo consenso, informazione, intrattenimento e trasmissione dati. Chi decide i contenuti non è l’utente, alcuni dei quali pagano il canone, ma chi ha la possibilità di stabilire cosa produrre, quando e come diffondere i programmi televisivi. Le comunicazioni, tramite la TV, possono essere irradiate attraverso l’etere, mezzo più diffuso nel mondo, oppure trasmesse tramite cavo e/o internet e/o tramite satellite, sino ai ricevitori domestici (televisori e/o computer). Le immagini in movimento e i suoni (video –audio), sono diffusi secondo una tecnologia digitale, più correttamente chiamarla numerica poiché è il sistema con cui si diffondono i contenuti su tutte le piattaforme multimediali. La televisione inoltre entrando in casa degli italiani mostra un modello culturale, che può non essere quello della famiglia che riceve i contenuti, quindi può condizionare alcune scelte politiche ed economiche attraverso la visione di immagini in movimento con suoni e musiche adatte.
Questa è la ragione per cui tutti i governi, mettono le mani sulla RAI Servizio Pubblico, cambiando Dirigenti responsabili delle reti e dei Telegiornali. Anche il Governo Renzi in questo periodo sta cambiando i dirigenti, ha cominciato con il Direttore Generale, attribuendo le funzioni di Amministratore delegato, ha cambiato i direttori di rete, che sono i responsabili della messa in onda dei programmi televisivi. Se ascolto alcune voci interne di personale dirigente del Servizio Pubblico, il clima è quello dell’epurazione. Forse la parola è esagerata ma è quello che pensano; comunque progressivamente si stanno cambiando le strutture, silenziosamente a beffa della consultazione per costruire la convenzione “Stato e la RAI”, il Governo fà delle scelte concrete e si prepara con il Servizio Pubblico a sostenere le sue politiche attuali e future.

Personalmente penso che partecipare alla compilazione del questionario, è giusto, si devono sostenere tutti gli argomenti per cui ci battiamo da molti decenni: rivitalizzare l’ideazione interna (oggi quasi 80% della produzione è ideato fuori dalle strutture RAI) potenziare la diffusione verso tutti i paesi del mondo, attraverso il sistema di satelliti già in funzione e potenziare la rete internet; sostenere la lingua italiana, mettendo su tutti i contenuti multimediali i sottotitoli in inglese. Coinvolgere le sedi regionali per l’alfabetizzazione digitale e provando a sostenere l’ideazione locale dei territori, utilizzando la tecnologia digitale più economica, più semplice e spettacolare rispetto a quella analogica . Sostenere il prodotto “culturale difficile” ovvero il contenuto che non è commerciale, ma di grande impatto culturale perché fa riflettere, pone delle domande; sostenere la produzione di film e fiction dei territori italiani ( a Roma lavorano per la RAI circa 40mila persone). L’argomento più importante, che il Servizio Pubblico deve sostenere a mio giudizio, è dare spazio alle differenze culturali e ideologiche poiché solo dalla conoscenza migliora la convivenza e la integrazione sociale.
Partecipare in molti e sapere quali sono i numeri delle persone che hanno compilato il questionario. L’ISTAT è sicuramente un istituto credibile, quindi conoscere la partecipazione e le risposte date è importante, sapere la partecipazione regionale che ci da un quadro se questa iniziativa è come la “Leopolda” ovvero “tutto fumo e niente arrosto”.


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