Calciopoli, dieci anni dopo: cosa è cambiato da allora? Diciamo ben poco, se guardiamo agli scandali scoppiati negli ultimi anni, ai cori razzisti negli stadi, alle aggressioni ai danni degli arbitri, alla sporcizia e ai lati oscuri che affliggono un mondo nel quale non è retorico asserire che il denaro ha inquinato e annientato la passione popolare. È risorta la Juve, questo sì: la squadra più coinvolta ma anche la compagine che pagò per tutti, un prezzo troppo alto, vedendosi non solo revocare gli scudetti, e passi, ma anche condannare a una retrocessione in Serie B che, fin da subito, sembrò a molti osservatori una sanzione eccessiva. Ancor più eccessiva se si considera che le altre tre squadre coinvolte (Milan, Lazio e Fiorentina), sia pur con responsabilità ritenute meno gravi, oltre a restare in Serie A con una penalizzazione accettabile, ottennero persino la possibilità, nel caso del Milan, di accedere ai preliminari di una Champions League che poi i rossoneri avrebbero vinto con pieno merito.
In poche parole, gli unici a soffrire furono i tifosi bianconeri, i quali si videro smantellare una formazione che aveva fornito ben otto giocatori alle due squadre, Italia e Francia, che si erano contese la finale del Mondiale a Berlino. Ma fu giusta quell’inchiesta? Fu sacrosanta, benché sproporzionata in alcune sanzioni, così come è sempre sacrosanto l’utilizzo delle intercettazioni e la pubblicazione di quelle penalmente rilevanti, o comunque di pubblico d’interesse, da parte della stampa.
Fu sacrosanto scoperchiare un sistema che non poteva andare avanti e credo, e qui parlo da juventino, che alla Juve abbia fatto un gran bene quel bagno di umiltà, consentendole di rigenerarsi e di tornare in alto con una squadra ancora più forte, dei giovani diventati campioni ma, soprattutto, con le sue sole forze, senza macchie, senza ombre, senza telefonate discusse e discutibili, in un contesto che non è migliore ma che ci ha restituito comunque la speranza che possa esserlo in futuro.
Calciopoli per riflettere, Calciopoli per capire, Calciopoli per ragionare, una volta tanto, sull’importanza e sulla dignità del giornalismo e dello scrupoloso lavoro della magistratura, Calciopoli per guardare avanti e per provare a ricominciare. Ma, soprattutto, Calciopoli per tirare le somme, fare un bilancio e rendersi conto che i problemi, le vergogne, gli eccessi, le società fallite per debiti e gli episodi negativi non sono certo scomparsi ma che, quanto meno, le persone oneste hanno ritrovato un minimo di fiducia e di speranza, senza rancori e provando a ricostruire un ambiente che era, oggettivamente, arrivato al collasso.
A dimostrazione che un giornalismo che fa il proprio dovere, una magistratura messa nelle condizioni di operare serenamente e un’opinione pubblica attiva, matura e pronta a schierarsi dalla parte della verità e della giustizia sono le armi più potenti che abbiamo contro ogni prepotenza, da qualunque parte essa provenga, con l’auspicio che quel passato imbarazzante non ritorni mai più.