Strano il nostro Paese e in mano sempre di più all’interpretazione filologica di una legge. Paese di avvocati e di processi. E cosi ‘ anche per le liste della sinistra capeggiate dall’ex PD Stefano Fassina è stato necessario aspettare ieri sera il verdetto del Consiglio di Stato dopo quello del Tar che lo aveva escluso dalla gara per la mancata indicazione della data sulle firme presentate. Ora il Consiglio di Stato ha ricordato che “nessuna disposizione di legge prevede, per la materia elettorale, la nullità di tali autentiche, purché risulti certo che l’autenticazione sia stata effettuata nel termine previsto dalla legge.
Il Consiglio di Stato ha sottolineato “l’importanza del principio democratico della massima partecipazione alle competizioni elettorali nei casi in cui le liste siano in possesso di tutti i requisiti sostanziali e formali richiesti dalla legge.” Una sentenza, possiamo dire, di buon senso e accettabile di fronte alla lettera di una legge una volta tanto tesa con chiarezza all’obbiettivo di favorire, piuttosto che di ostacolare , la partecipazione delle liste al voto del 5 giugno.
Le conseguenze di una decisione come quella del Consiglio di Stato di ieri apre la strada anche a possibili combinazioni che fino a ieri non sembravano possibili come alleanze eventuali (ma non probabili come ci sembra di poter argomentare) della Sinistra con una parte del pd che non vede in Giachetti il candidato ideale per il comune capitolino o addirittura con la Raggi che ha aperto a forze esterne al popolo grillino. Staremo a vedere nelle prossime settimane. Certo è che l’assenza di una lista che si richiamasse alle idee europee e italiane della sinistra sarebbe stato un problema molto grave per molti elettori nella capitale italiana.