Dopo 6 giorni da quel minuto fatale che ha ferito, ma non piegato, il popolo ecuatoriano, sono state estratte dalle macerie quasi cento persone in vita, grazie all’enorme concentrazione di sforzi da parte di tutti i membri delle spedizioni di soccorso, coadiuvati dai volontari locali e internazionali: spagnoli, argentini, colombiani, boliviani, messicani, venezuelani, cileni e panamensi. Sono circa un migliaio, e affiancano il lavoro di 1.500 ecuatoriani.
Dopo i primi momenti di panico, che hanno caratterizzato la giornata di domenica, dovuto soprattutto alle difficoltà di raggiungere le località meno accessibili, il rientro del presidente Rafael Correa volato da Roma la sera stessa, interrompendo la visita al Vaticano, è servito di sprone per accelerare i soccorsi. 10.000 soldati, 4.500 membri della Polizia Nazionale, e 4.000 medici, portano a 21.000 il numero degli effettivi in campo. Sono al momento 13.000 le tonnellate di viveri scaricati da 100 voli sulle zone del disastro; l’acqua è la necessità più impellente, causa la distruzione di acquedotti e fonti naturali, e navi-cisterna cariche di migliaia di taniche da un gallone, si aggiungono agli aerei.
Non mancano però le proteste, soprattutto da Manta e Pedernales, secondo cui i soccorsi procedono con lentezza; alcune famiglie lamentano di non aver ancora visto nessuno da sabato. La solidarietà tra cittadini, è comunque costantemente attiva.
Dagli Stati Uniti arrivano le tende da campo, e si prevede nei prossimi giorni la visita del presidente Obama.
I numeri della distruzione
La scossa iniziale, durata meno di un minuto, è stata seguita da almeno altre 6 di assestamento, infierendo soprattutto sulla provincia nord di Esmeraldas, al confine con la Colombia, e scendendo poi fino al Sud. Manabí, Los Ríos y Guayas, le altre provincie colpite; in maniera minore, Pichincha, dove è ubicata la capitale del Paese, Quito, che ha sofferto la perdita di alcuni quartieri, collassati strutturalmente, ma poche vittime. Le perdite umane più consistenti, sono state registrate nelle città costiere di Portoviejo, Manta, Esmeraldas, Bahía de Caráquez e soprattutto Pedernales, distrutta al 70%. Guayaquil, la città più popolata in Ecuador, capitale della provincia di Guayas, ha registrato un numero limitato di perdite umane, ma il cedimento del ponte su l’Avenida de Las Americas, che era il punto nevralgico dei trasporti urbani, lascia privi i quasi tre milioni di cittadini, di servizi di collegamento, già di per sé precari negli ultimi tempi. In queste ore, una scossa di assestamento di magnitudo 6,3 (quella di sabato è stata di 7,8) ha raso al suolo costruzioni vacillanti, e ostacolando ulteriormente le operazioni di scavo.
Riguardo Manta e Pedernales, ci riferiscono del lezzo dovuto alla decomposizione sotto il sole dei corpi, un orrore che potrebbe causare epidemie, come successe a Haiti; in Ecuador, il pronto intervento medico è comunque più organizzato, rispetto alla sfortunata nazione caraibica. Si cerca di ricomporre le salme in spazi larghi; a Pedernales si sta utilizzando come obitorio lo stadio di calcio. Il crollo di 150 alberghi costerà alle cittadine, la perdita del loro reddito abituale, il turismo. Confermata, da un giornale di Latina, la morte del ristoratore di Minturno, Pasquale Bruzzese. Le unità cinofile dell’esercito stanno svolgendo un lavoro prezioso, diversi bambini sono stati ritrovati, malconci ma vivi, in queste ultime ore. L’Unicef ha calcolato che il sisma coinvolge, tra morti, dispersi e senzatetto, circa 150.000 minori.
La cifra totale delle vittime, aggiornata al momento, è di 588, di cui 474 solo tra Manta, Pedernales e Portoviejo. 8340 i feriti. Cala la cifra dei dispersi, dai quasi duemila annunciati i giorni scorsi, sarebbero ancora 130 El Universo | Noticias d#8CABCE
Conclusioni
Secondo il quotidiano El Universo, Correa avrebbe annunciato entro l’anno in corso, l’aumento dell’IVA dal 12% al 14%, ai fini di far fronte agli enormi costi di riparazione, e alle minori entrate dovute al crollo delle infrastrutture turistiche. Una misura sospesa lo scorso anno, causa proteste, ma che sembra inevitabile allo stato attuale. L’Unione Europea ha stanziato un milione di euro, da devolvere in aiuti.
I terremoti in Ecuador dipendono da una placca tettonica che collassa, convergendo verso un’altra. Questo fenomeno si chiama subducción carbal. Anche le eruzioni della cintura vulcanica, con due vulcani sempre attivi, come il Tungurahua e il Cotopaxi, giocano un ruolo importante.
La catastrofe maggiore avvenne nel 1949, proprio nella provincia omonima. La capitale Ambato, venne totalmente distrutta, da una scossa di magnitudo 6.8, minore di quella di sabato. Morirono oltre 5000 persone. Nel 1987, un altro sisma ne uccise un migliaio. Possiamo solo pregare, che questa cifra non sia superata dopo il conteggio finale.
(ringraziamenti vanno all’Ambasciata dell’Ecuador a Roma, per i link forniti, da cui abbiamo attinto diversi dati – fb)