Ineccepibile. La risposta di Roberto Maroni è stata ineccepibile. Alla domanda se sia stato giusto o meno
che la Regione Lombardia abbia impedito, in tutte le strutture lombarde, la sospensione della nutrizione e dell’idratazioni artificiali a Eluana Englaro costringendo la famiglia a portarla poi a Udine il Governatore ha riposto: “Non ho preso io quella decisione, ci sarà tempo per valutare quello che è successo. Vedremo”.
Vero, il presidente della Lombardia – ormai 7 anni fa era Formigoni – ma la risposta di Maroni oggi risuona un po’ come Ponzio Pilato: il ritornello della politica chiamata a decidere è sempre quello di non essere responsabile. Il peggio viene sempre fatto dagli altri, quelli arrivati prima.
Intanto lunedì in Giunta al Pirellone di Milano si vedrà se la Regione di oggi deciderà di ricorrere al Consiglio di Stato contro la recente sentenza del Tar della Lombardia in cui i giudici hanno stabilito diversi aspetti tra i quali quello che essendo Eluana morta, Beppino non poteva più rappresentarla come tutore, ma che come padre aveva diritto a essere risarcito dei danni materiali e morali. “A fronte di un decreto della Corte d’Appello di Milano contenente l’ordine di eseguire la prestazione richiesta” si legge nel documento ” la Regione si è rifiutata deliberatamente e scientemente di darvi seguito, ponendo in essere un comportamento di natura certamente dolosa”. Per i giudici del Tribunale Amministrativo quindi “non è possibile che lo Stato ammetta che alcuni suoi organi ed enti, qual è la Regione Lombardia, ignorino le sua leggi e l’autorità dei tribunali, dopo che siano esauriti tutti i rimedi previsti dall’ordinamento, in quanto questo comporta una rottura dell’ordinamento costituzionale non altrimenti sanabile. Né, a tal fine, si possono invocare motivi di coscienza, in quanto, come evidenziato dalla pronuncia del Consiglio di Stato”. Poi un ulteriore passaggio definisce come “a chi avanza motivi di coscienza si può e si deve obiettare che solo gli individui hanno una ‘coscienza’, mentre la ‘coscienza’ delle istituzioni è costituita dalle leggi che le regolano”.
Beppino Englaro vorrebbe concedersi il lusso di non rispondere a nessuno e di non aggiungere più alcuna parola in merito. Sceglie allora la strada perseguita in questi ultimi ormai quasi 25 anni recuperando quelli che per lui sono i punti cardine della vicenda.
“All’apice della nostra storia fu sollevato persino un conflitto di attribuzione con la Corte suprema di Cassazione. La risposta di Vincenzo Carbone – primo presidente – fu esemplare perché sottolineava come il massimo organo non aveva alcun modo travalicato il proprio specifico compito di rispondere alla domanda di giustizia del cittadino”.
Il nuovo passaggio del Tar lombardo sancisce peraltro che Beppino, come padre aveva diritto a essere risarcito dei danni materiali e morali. Perché, “a fronte di un decreto della Corte d’Appello di Milano contenente l’ordine di eseguire la prestazione richiesta”, ossia di sospendere le cure inutili e non accettate, ” la Regione si era rifiutata deliberatamente e scientemente di darvi seguito, ponendo in essere un comportamento di natura certamente dolosa”.
La sentenza specifica nel dettaglio: che il danno patrimoniale, per la “somma complessiva di 12.965,78 euro, così ripartita: 647,10 euro legati al costo del trasporto della paziente; 470 euro quale retta per la degenza; 11.848,68 euro per costi legati al piantonamento fisso” alla clinica “La Quiete di Udine”. Inoltre per la “quantificazione del danno alla lesione del rapporto parentale (…) va considerata rilevante la circostanza della natura dolosa del rifiuto regionale, che ha reso ancora più gravosa la condizione esistenziale del ricorrente” e dunque del padre Beppino, “reputandosi pertanto equo liquidare allo stesso la somma di centomila euro”, più ancora 30mila per la lesione dei diritti (il conteggio tiene conto di eredità e altro) di sua moglie Saturnia che Beppino ha recentemente perso.
Nelle scorse settimane Beppino Englaro era stato turbato dalla parole proferite nell’ambito di un convegno che si era svolto alla Camera durante il quale il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio aveva fatto notare come “si potrebbero verificare altri nuovi casi Englaro” in quanto la Cassazione si era occupata di un “caso di specie ma non è detto – riporta Peppino – che ciò che abbiamo affrontato noi non possa accadere ad altre famiglie”.