Di Pino Salerno
Come giudicare il risultato del referendum del 17 aprile? Hanno votato 15 milioni di italiani su 46, e circa 800mila residenti all’estero su 3milioni e mezzo. È vero, il quorum non è stato raggiunto, ma lo si sapeva. Quando giudichiamo questo risultato occorre tenere conto almeno di quattro variabili: la scarsa informazione su tutti i media (la Rai ha concesso davvero pochi minuti al Referendum), gli appelli all’astensione e la grancassa sulla inutilità del quesito da parte di tutti i media che fanno opinione, la fisiologica percentuale dell’astensionismo (ricordo che in Emilia Romagna, ad esempio, votò solo il 37% alle elezioni regionali di novembre del 2014) e infine l’appello reiterato, continuo, ricattatorio di Matteo Renzi all’astensione. Con tutte queste premesse contrarie, gli oltre 15 milioni di votanti rappresentano un successo politico notevole, un successo che Matteo Renzi ha pensato bene di offuscare, nascondere, silenziare con un discorso a reti unificate, da palazzo Chigi, alla chiusura delle operazioni di voto del tutto indegno di un premier di un paese importante e civile.
Renzi: il referendum trasformato nella “guerra civile ideologica dei soliti noti”. Emiliano: non si permetta di trasformare una battaglia di civiltà in un fatto personale
Renzi ha inscenato uno show indecoroso e vergognoso, contro il quale si è scagliato il governatore pugliese Michele Emiliano. Renzi ha trasformato il dibattito sul referendum, sulle energie pulite, sulle trivelle in una “guerra civile ideologica dei soliti noti”. E i soliti noti sarebbero consiglieri regionali e alcuni governatori animati dalla voglia di contarsi per ragioni di ambizioni personali. Ma se fosse così, Non dovrebbero intestarsi, loro, i 15 milioni di voti? Molto al di sopra degli 11milioni e mezzo di voti che il Pd prese alle europee. Preso dalla sua narcisistica furia demagogica, poi, il premier non ha risparmiato bacchettate ai governatori, che non saprebbero utilizzare i fondi europei per ripulire le coste e i mari, e non ha esitato a usare retoricamente i lavoratori dei pozzi e perfino un diciottenne che pare gli abbia scritto una mail per avere un consiglio su come votare. Naturalmente, il governatore pugliese ha dato una lettura opposta dei risultati del referendum e soprattutto ha rinviato al mittente le accuse pretestuose lanciate da Renzi sulle sue personali ambizioni. “Il presidente del consiglio non se la può cavare parlando di ragioni personali. Io ho fatto mestieri anche di una certa complessità e non ho mai agito per ragioni personali, ma solo per ragioni istituzionali”, ha replicato molto duramente a Renzi, Michele Emiliano, a Sky. “Io non consento a nessuno, neanche a lui – aggiunge Emiliano – di trasformare una battaglia di civiltà come quella che abbiamo condotto, in una vicenda ipocrita. È inaccettabile. Renzi non è mai venuto a sostenermi neppure in campagna elettorale. Evidentemente aveva un lungo progetto su di me”. Se c’è “guerra civile” si è combattuta tutta all’interno del Partito democratico, e di certo non finisce oggi.
Il comitato promotore per il Sì: da qui in poi non si torna indietro
“È stata una vittoria far parlare il Paese delle scelte energetiche del governo. Da qui in poi non si torna indietro”: è questo il commento ad urne appena chiuse del Comitato vota Si’, promotore del referendum sulle trivelle. “È una vittoria delle migliaia di cittadini che si sono mobilitati nel corso della campagna con centinaia di iniziative in tutta Italia – afferma in una nota – con la convinzione che il governo debba abbandonare le fonti fossili e investire da subito in una nuova politica energetica fatta di energie rinnovabili e di efficienza energetica. Grazie a questo Referendum finalmente si è imposto nel dibattito pubblico il tema energetico e gli italiani hanno potuto far sentire la loro voce”. “Il Governo – aggiunge – ha già fatto marcia indietro rispetto allo Sblocca Italia intervenendo nella scorsa Legge di Stabilità per recepire gli altri cinque quesiti del Referendum. Questa è stata una grande vittoria di tutti i comitati e delle associazioni che hanno realizzato questo importante risultato. Nonostante la campagna di informazione sul Referendum sia stata ostacolata in tutti i modi, nonostante i continui appelli all’astensione da parte del premier Matteo Renzi, questa campagna referendaria ha acceso un riflettore sulle lobby del petrolio in Italia e sulle scelte energetiche del Paese – conclude il Comitato – e da qui non si potrà più tornare indietro”.
D’Attorre: Renzi si illude se considera l’astensionismo un suo successo politico
“Nonostante il boicottaggio del referendum condotto con ogni mezzo, circa 15 milioni di italiani si sono recati alle urne. È un risultato molto significativo. E il Presidente del Consiglio non ha avuto il coraggio di una battaglia a viso aperto nelle urne”, afferma Alfredo D’Attorre dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana. “Si illude però – prosegue l’esponente della sinistra – se considera l’astensionismo un suo successo politico. I voti espressi oggi sono molti di più di quelli che Renzi ha ottenuto nel suo trionfo elettorale, ormai lontano, alle europee del 2014. E soprattutto – conclude D’Attorre – sono più di quelli che nel referendum costituzionale di ottobre, quando Renzi non potrà utilizzare l’astensionismo, serviranno per salvare la Costituzione e chiudere finalmente l’esperienza di questo governo”.
Arturo Scotto: abbiamo perso combattendo a mani nude
“Abbiamo perso combattendo a mani nude, in poche settimane e con l’oscuramento dei media. Ma 15 milioni di elettori sono una riserva democratica che va valorizzata. Sottovalutare questo patrimonio sarebbe un grave errore”, scrive in una nota il capogruppo di Sinistra Italia alla Camera, Arturo Scotto, commentando il mancato raggiungimento del quorum al referendum sulle trivellazioni in mare e le parole del presidente del Consiglio Renzi. Al premier Scotto, citando Pietro Ingrao, consiglia “di coltivare il dubbio dei vincitori”: “Ormai c’è un astensionismo strutturale del 40%, e occorre leggere questo risultato anche da questo punto di vista”, conclude.
Fratoianni (Si): Vedremo se diranno ciaone a ottobre
“Matteo Renzi non perde l’occasione di rilanciare la sua propaganda sul Paese. Ci ripete la storiella dei lavoratori che avrebbero perso il posto da domani se avesse vinto il si. Ripete la favola dell’impegno per le energie rinnovabili in un paese in cui gli incentivi per le fonti fossili restano ben più alti di quelli per le rinnovabili. Il tutto condito dall’ipocrita scena della scelta dolorosa sul non voto. La verità è che la sua è stata una scelta comoda, dettata dalla volontà di insistere su un modello di sviluppo senza futuro”. Lo scrive in una nota Nicola Fratoianni dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana. “Del resto – prosegue – è lo stesso Presidente del Consiglio che di fronte alla crescente disaffezione al voto degli italiani alza le spalle. La verità è che a Renzi va bene una democrazia dimezzata, nella quale la partecipazione sia un fattore marginale. Ma non si illuda – conclude Fratoianni – perché 15 milioni di persone sono tante e ad ottobre lui non potrà nascondersi dietro l’astensionismo. Vedremo se diranno ‘ciaone’ anche in quella occasione”.