Di Alessandro cardulli
Uno come Renzi se non ci fosse andrebbe inventato. È come quel bambino con la bocca impiastricciata di marmellata che alla mamma che lo rimprovera dice che lui la marmellata non l’ha mangiata. Ha occupato manu militari la Rai. A In mezzora doveva presentarsi Bertolaso, ma Lucia Annunziata, imbarazzata, fa presente che il suo ospite sarà il presidente del Consiglio e non, come previsto, Guido Bertolaso, candidato a sindaco di Roma, il quale ha ceduto il posto a Renzi e per questo gesto la ringrazia. Come era noto è stato lo stesso premier a chiedere alla Rai, si fa per dire, di occupare lo spazio domenicale. Annunziata, ovviamente, ha fatto buon viso a cattiva sorte. E lui si è esibito al meglio. La marmellata non l’ha mangiata. Il clou della “mezz’ora” ovviamente era rappresentato dalle indagini in corso da parte della magistratura sull’ormai famoso emendamento inserito nella notte nella legge di stabilità, dopo che, mesi prima, era stato dichiarato inammissibile nella Commissione presieduta dal Pd Realacci e ritirato da parte del governo. Il quale governo l’ha ripresentato nel maxi emendamento con tanto di voto di fiducia con il timbro della ministra Boschi la quale non è una semplice passacarte, ha fatto notare Annunziata, insomma sapeva quel che faceva.
Il premier: l’emendamento sulle trivelle l’ho voluto io. Non sapevo di indagini in corso
Renzi, per non lasciare il merito di questa operazione alla sua ministra, meglio sempre tenere le briglie in mano, ha detto che tutto il merito è suo se si è sbloccata la vicenda relativa a “Tempa rossa” l’operazione che stava molto a cuore alla Total e al compagno della ministra Guidi. L’emendamento, ha ripetuto, l’ho voluto io. Gli chiede Annunziata: ma lei, il governo, altri ministri interessati, non eravate a conoscenza che c’era una indagine in corso? La ministra Guidi non sapeva che era coinvolto il suo compagno per il quale la Procura della Repubblica di Potenza aveva richiesto il mandato di arresto, respinto del Gip, e si apprestava di nuovo a chiederlo? Ripete Renzi: io sono il presidente del Consiglio, non un magistrato. Si fa garante addirittura della autonomia della magistratura. Ancora: per me fino a sentenza definitiva una persona è innocente.
Non sa niente neppure sulla vicenda del petrolio lucano, dell’ipotesi di disastro ambientale
Non sa niente neppure della vicenda del petrolio lucano, dell’ipotesi di disastro ambientale, relativa al centro oli di Viggiano, cui stanno lavorando i pubblici ministeri. Non sa neppure che è stato fatto il nome del Capo di Stato Maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi. Insomma non sa niente di niente, il presidente del Consiglio. E lo stesso ammiraglio dice di non saperne niente, ma alla Procura di Potenza fanno sapere che esiste un fascicolo, 4542/2010/21, che riguarda l’indagine. Scrive Repubblica che ai primi di ottobre del 2015 si è presentato un legale del De Giorgi. Ovviamente Renzi ignora, lui è il presidente del Consiglio che deve sbloccare i tanti progetti che sono rimasti nei cassetti. Se su questi progetti ci sono sospetti, indagini, puzzo di corruzione non è affar suo.
Sul referendum trivelle riconosce che il voto è segreto. “Non sto con il fucile puntato”
Per quanto riguarda il referendum sulle trivelle poche parole. Conferma che per lui la risposta migliore è l’astensione. Poi se uno vuole andare a votare vada, nel segreto dell’urna uno fa quello che vuole. Rivolto alle minoranze Dem dice: “Non sto con il fucile puntato”. Bontà sua, riconosce che il voto è segreto. Gli dà una mano Repubblica, diventato una sorta di bollettino renziano, con l’editoriale domenicale a firma di Eugenio Scalfari, che Pino Salerno commenta in altra parte del nostro giornale. Fondatore del quotidiano si chiede se era opportuno indire un referendum e la risposta che si dà è “no”. Ancora: “Era opportuno che il governo e il partito che lo sostiene raccomandasse di votare scheda bianca o di astenersi dal voto?”.La risposta è “no”.
Gli dà una mano Scalfari che invita alla “astensione di massa”
Poi, coerenza messa sotto le scarpe, Scalfari annuncia: “Speriamo in una astensione di massa che annulli l’esito referendario e lasci lo spazio per il compromesso”. Ricorda la buonanima di Bettino Craxi quando invitò gli italiani ad andare al mare. Ma i nostri concittadini non lo seguirono. Annunziata accenna ai “poteri forti”, le “lobby” di cui si parla, nomi e cognomi, Total, Shell, Eni, tanto per citare alcuni nomi, giri di tangenti, rapporti con ministri, giornaloni convertiti al “renzismo”. Risponde ricordando le leggi contro i reati ambientali, le pene sull’anticorruzione, la nomina di Cantone, il conflitto di interessi e via dicendo. Il problema è che le leggi siano buone, quelle varate a colpi di fiducia non lo sono.
Le minoranze Dem sono solo degli “spifferi”, anzi “spifferucci”
“Dire che noi siamo quelli delle lobby a me – afferma – fa, tecnicamente parlando, schiattare dalla risate”. Ci viene a mente che proprio qualche giorno fa parlando del suo amico Marchionne ha detto che “per l’Italia ha fatto più lui che i sindacati”. Il commento non serve. Infine Annunziata prova a chiedere qualche “primizia” sulla direzione che si tiene lunedì e sui rapporti con le minoranze. Renzi lascia perdere. Si è già pronunciato quando le ha definite “spifferi”, anzi ha precisato “spifferucci”. Minoranze offese e umiliate. Fino a quando? Questo è il problema.