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Migranti, referendum e l’uomo solo al comando

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Non sappiamo se siano duecento o quattrocento e lo sapremo nelle prossime ore ma di sicuro ci sono altro emigranti e profughi morti nelle acque del Mediterraneo. Questa è la notizia di martedì che si aggiunge alle altre arrivate nei mesi scorsi a definire le dimensioni crescenti di quella che, come ha detto papa Francesco nel suo viaggio di qualche giorno fa, all’isola greca di Lesbo, rappresenta, senza dubbio alcuno, la più grande tragedia umanitaria del secolo in cui ora viviamo.

Il nostro presidente del Consiglio-segretario del maggior partito rappresentato in parlamento, Matteo Renzi, ha ottenuto da Juncker e dalla maggioranza della commissione economica europea, una buona accoglienza ma il ministro tedesco delle Finanze Wolfang  Schauble ha detto che non è favorevole agli eurobond (come la tassa sulla benzina) proposti dall’Italia per finanziare investimenti nelle infrastrutture dei Paesi africani di origine e di transito dei migranti. E questo ferma la proposta italiana che altrimenti avrebbe potuto andare avanti e coronare – per così dire – la vittoria di Renzi legata politicamente all’astensione massiccia che si è registrata in Italia, fermando l’asticella della partecipazione al voto a poco più del 30 per cento a livello nazionale, passando dal 50% raggiunto in Basilicata al 25 per cento toccato in Alto Adige e, a percentuali simili, toccate in Calabria e Campania, regioni che hanno trivelle sul mare.  Certo questo non può far piacere fino in fondo al segretario presidente che, pur con quella insufficiente percentuale, ha visto vincere largamente i sì che hanno toccato sulle trivelle l’85% e che rischiano, per certi versi, e a maggior ragione, di toccare percentuali maggioritarie nel referendum di ottobre, sulle cosiddette “riforme” costituzionali renziane e sulla abolizione -trasfigurazione – del Senato repubblicano.

Chi scrive si augura che le cose vadano così ma non può dimenticare che, dicendo agli italiani di astenersi su un’occasione importante di dir la propria opinione, il nostro attuale capo del governo ha assunto atteggiamenti del tutto coerenti con il suo sciagurato “patto del Nazareno” stretto a suo tempo con l’ex cavaliere di Arcore e rischia, come peraltro ha detto lui stesso, di dover lasciare la politica, di fronte alla sconfitta di ottobre se perderà la partita di ottobre o ancor di più quella della primavera 20017 se i presidenti delle giunte regionali del suo stesso partito come Michele Emiliano ed altri che si sono impegnati contro le trivelle, decidano di  raccogliere le firme per un referendum sulla legge elettorale o Italicum che perfeziona in senso molto negativo il proposito renziano di un solo uomo al comando.


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