La critica all’assistenzialismo nei confronti dei richiedenti asilo pubblicata dal Corriere contiene numerose inesattezze e stereotipi. Le osservazioni dell’Asgi, raccolte da Altreconomia
1. La visita a un solo centro di accoglienza non fa di un articolo un’inchiesta esaustiva sull’assistenzialismo
[…] Questo signore sostanzialmente parla di assistenzialismo dei centri di accoglienza, di un modello fallito, dopo la visita di un solo centro. Dunque l’articolo presentato come inchiesta non ha nulla dell’inchiesta da un punto di vista giornalistico. […]
2. Non è compito del giornalista giudicare chi ha diritto alla protezione internazionale
[…] Ad un certo punto scrive: ‘Quasi nessuno di loro (gli ospiti del centro accoglienza, ndr) viene da guerre o persecuzioni’. Come ha fatto ad accertarlo, stante il fatto che non sarebbe suo compito? Avrebbe dovuto dar conto al lettore delle presenze, delle domande presentate, dei ricorsi e degli accoglimenti. Invece non c’è nessun dato che riguarda la condizione degli ospiti che vivono nel centro. […]
3. “Ricorsi e controricorsi”. Un iter previsto dalla legge che non garantisce l’accoglienza
[…] A parte che questo è l’iter previsto dalla legge, ma forse il giornalista ignora che il ricorso in appello, prevedendo una valutazione da parte del giudice sulla cosiddetta “sospensiva”, non garantisce automaticamente il perdurare delle misure di accoglienza. […]
4. Stereotipi negativi: luoghi comuni esasperati
[…] Gli ospiti di questa struttura vengono presentati non solo in una maniera negativa – sono pigri, svogliati, giocherellano con il tablet – ma anche sotto una luce che non esiterei a definire diffamatoria. Agli occhi dei lettori risultano perfetti imbecilli che scambiano, come si legge nel pezzo, delle caramelle alla menta per delle medicine. […]
5. L’analisi delle ragioni alla base di un modello di accoglienza non efficiente
[…] Se il giornalista voleva evidenziare il fatto che esistono modelli di accoglienza che assomigliano al parcheggio avrebbe dovuto svilupparlo con professionalità, riconoscendo che è il modello sbagliato a rendere eventualmente le persone passive. Ma tutto questo riguarda come l’Italia vuole organizzare questi centri o superare l’eterna logica dell’emergenza. […]