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“L’ospedale non è un posto per disabili”: impreparate 2 strutture su 3

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Prima indagine conoscitiva di Spes contra Spem e Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane. Percorso prioritario solo nel 36% delle strutture sanitarie, con record negativo al sud (19,4%). Nessuna mappa a rilievo, mentre percorsi tattili si trovano nel 10% delle strutture. Spazi dedicati in nessuna struttura del sud

ROMA – E’ la prima “indagine conoscitiva sui percorsi ospedalieri delle persone con disabilità” e mette in luce “troppe barriere materiali e culturali che negano l’accoglienza”. E’ stata realizzata dalla società cooperativa sociale Spes contra Spem e l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, in collaborazione con la Fondazione Ariel e con il contributo di Fondazione Umana Mente del Gruppo Allianz. La ricerca, presentata stamattina presso l’Istituto Superiore di Sanità di Roma, rivela che “l’ospedale non è un posto per disabili”, visto che “in Italia quasi due strutture sanitarie su tre non hanno un percorso prioritario per i pazienti con disabilità che devono fruire di prestazioni ospedaliere. E oltre il 78% degli ospedali non prevede spazi adatti di assistenza per le persone con disabilità intellettiva, motoria e sensoriale. Sono insomma ancora troppo diffuse le “barriere sanitarie”, che rendono particolarmente complesso l’accesso alle cure da parte delle persone con disabilità. Mancano, in altre parole, percorsi personalizzati per le persone con disabilità, sebbene queste si rechino in ospedale il doppio delle volte rispetto a quelle non disabili. E malgrado esista una Carta dei Diritti delle Persone con Disabilità in Ospedale.

Ma qual è quindi la situazione attuale? E cosa deve affrontare una persona con disabilità che necessiti di una prestazione in una struttura sanitaria? Per rispondere a queste domande, i ricercatori hanno somministrato un questionario on-line a un campione di 814 strutture ospedaliere (Asl, Aziende ospedaliere, Policlinici Universitari, Irccs ) su tutto il territorio italiano, tra gennaio e settembre 2014. Dieci domande a risposta chiusa sulla presenza di misure, presidi, percorsi clinico assistenziali e figure professionali per verificare le modalità di accesso e di cura delle persone con diverse tipologie di disabilità. Ecco cosa è emerso.

Percorso prioritario in 1 struttura su 3. Solo in poco più di un terzo delle strutture (36%) è previsto un percorso prioritario per i pazienti con disabilità che devono fruire di prestazioni ospedaliere. Ampia la forbice tra nord e sud, visto che la percentuale più elevata di strutture con un flusso prioritario si riscontra nelle regioni del centro (45,5%), quella più bassa nel Mezzogiorno (19,4%).

Punto unico di accoglienza nel 16% delle strutture. Solo il 16,8% delle strutture ha un punto unico di accoglienza per le persone con disabilità. Il punto unico di accoglienza è presente nel 20,9% delle strutture del Nord, mentre tale quota non raggiunge il 13% degli ospedali del Centro-Sud ed Isole.

Non esistono mappe a rilievo. Nessuna struttura ha mappe a rilievo per persone non vedenti, mentre solo il 10,6% è dotato di percorsi tattili. I percorsi tattili sono assenti negli ospedali monitorati nelle regioni del Mezzogiorno, mentre sono presenti in circa il 13% di quelli del Centro-Nord.

Display luminosi in poco più della metà degli ospedali. Display luminosi per le persone con deficit uditivo sono presenti nel 57,8% degli ospedali. La percentuale scende al 45,2% in quelli del Mezzogiorno.

Spazi dedicati in nessun Pronto soccorso del Sud. Solo il 12,4% dei Pronto Soccorso – e nessuno nell’Italia Meridionale – ha locali o percorsi adatti per visitare pazienti con disabilità intellettiva. Meglio la situazione in ambulatori e reparti, dove percorsi dedicati per i pazienti disabili si trovano nel 21,7% delle strutture, sempre con una netta differenza tra nord (29%) e sud (appena il 6,5%). Quasi tutti permettono permanenza di caregiver. Il 95,7% delle strutture interpellate consente la permanenza oltre l’orario previstoper le visite del caregiver della persona con disabilità.

Paradossalmente in ospedale una persona con disabilità rischia di diventare disabile due volte, perché per avere diritti uguali a tutti gli altri ha bisogno di risposte diverse. Prendersi cura di una persona significa riconoscere che davanti ho una persona, con la sua dignità. È solo “diversa” non più complicata di altre”, commenta Luigi Vittorio Berliri, Presidente di Spes contra spem. “Due strutture sanitarie su tre sono impreparate ad accogliere persone con disabilità – osserva Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – E’ un dato che deve farci riflettere sull’importanza di insistere nella costruzione di un sistema che punti alla centralità della persona nei servizi di cura e assistenza”.

Da redattoresociale


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