Una delegazione di Articolo21 si è recata ieri alla Camera dei Deputati per incontrare la presidente Laura Boldrini. Al centro del colloquio il tema della libertà di stampa in Italia messa a dura prova dalle querele temerarie, il presente e il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo alla soglia del rinnovo del contratto di servizio e i giornalisti minacciati in Italia e all’estero, nei tanti paesi (dall’Egitto, all’Iran alla Turchia) dove il diritto alla libertà di espressione viene sistematicamente osteggiato. Preoccupazioni condivise dal presidente della Camera a cui Articolo21 ha esposto il programma dell’iniziativa del 2 maggio prossimo.
In vista della Giornata internazionale per la libertà di stampa, La Federazione Nazionale della Stampa Italiana, insieme a UsigRai, Articolo 21, Reporters sans Frontieres italia e Amnesty Italia, convoca per il 2 maggio una maratona di sit-in e flash mob creativi davanti alle ambasciate e alle sedi consolari degli stati in cima alla lista delle violazioni della libertà di espressione e di tutti i diritti umani, paesi verso i quali già nei mesi scorsi le nostre organizzazioni si sono impegnate per chiedere conto di censure, arresti, omicidi e leggi liberticide. Abbiamo identificato in particolare il consolato dell’Iran e le ambasciate di Egitto e Turchia, che formano un percorso anche simbolico della sistematica repressione che nel mondo non colpisce più solo la stampa, ma arriva anche a cinema, musica, poesia e persino alla ricerca, come per l’assassinio di Giulio Regeni, e, in generale, chiunque, da attivista o semplice cittadino, voglia esprimere la propria opinione e diffondere notizie non censurate, in una parola una compiuta attuazione del sistema democratico individuato sempre più come il nemico da battere.
Alla fine di questo percorso, in cui stiamo coinvolgendo, oltre alle federazioni dei giornalisti in Europa e nel mondo, altre grandi associazioni e reti ma anche esponenti della cultura e dello spettacolo, ci troveremo davanti alla sede della rappresentanza della Commissione Europea, dove contiamo di poter illustrare in un incontro la situazione della libertà di espressione nei paesi con realtà più problematiche e chiedere alle istituzioni europee di avviare un’azione ufficiale a difesa della libertà d’informazione, secondo il dettato della nostra Costituzione e dei Trattati dell’Unione.
Ad Ankara e al Cairo potranno anche non ascoltarci, a Roma e a Bruxelles ancora devono farlo, se saremo in tanti e sapremo dire forte e chiaro che così non va e i diritti umani vengono prima di tutto il resto.