Il giornalista Pietro Comito, attualmente in organico presso la redazione dell’emittente televisiva calabrese LaC news, era nel mirino delle cosche della ‘ndrangheta calabrese, in particolare del clan della famiglia degli Accorinti. E’ quanto emerge dall’ultima operazione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, denominata “Costa pulita” che ha portato al fermo di 23 presunti boss vicini alla famiglia Mancuso, la cui influenza si estende su tutta la Provincia di Vibo Valentia. Le minacce al giornalista sono emerse da alcune intercettazioni effettuate nel periodo in cui Comito lavorava nella redazione del quotidiano L’Ora di Calabria. Agli affiliati della cosca non erano andati giù alcuni suoi articoli, in cui raccontava di un assessore che per un periodo di tempo avrebbe fatto da autista ad un boss, o di come alcuni capi bastone avrebbero festeggiato dopo la vittoria alle amministrative al Comune di Briatico. Su questo caso gli investigatori intercettarono alcune telefonate tra affiliati nelle quali dicevano che avrebbero dovuto “spaccare” il giornalista alla prima occasione utile. Comito alcuni giorni dopo queste intercettazioni ricevette una lettera di minacce, in cui gli si consigliava di non interessarsi delle vicende del Comune della provincia di Vibo.
Nicola Gratteri, nominato oggi dal Csm nuovo capo della procura di Catanzaro, avrà parecchio da lavorare, non solo per la specificità di un territorio, quello calabrese, dove hanno sede le più importanti famiglie di ciò che si può definire la più potente organizzazione criminale del mondo, la ‘ndrangheta, dove sono tanti i giornalisti minacciati, quasi al pari di amministratori ed imprenditori che non vogliono piegarsi a ricatti, pizzo o corruzione. Gratteri, oltre al lavoro investigativo, che sino ad oggi ha svolto come procuratore aggiunto a Reggio Calabria, dovrà mettere mano all’organizzazione degli uffici, da sempre un suo pallino, punto nevralgico per ottimizzare il lavoro investigativo, come ha lasciato intendere nelle sue prime dichiarazioni rilasciate alla Tgr Rai della Calabria. “Per quanto riguarda la Procura di Catanzaro l’organico è quasi al completo – ha detto Gratteri – mancano solo due Sostituti, è invece falsata la pianta organica. Quindi la mia priorità sarà quella di chiedere al Ministro (Orlando n.d.r.) e al Csm una grande attenzione non solo nei confronti della Procura di Catanzaro, ma anche del Tribunale, in particolare dell’ufficio del Gip, altrimenti non si va da nessuna parte. Perché con 18 sostituti non è possibile garantire risposte alla collettività ed a chi ha bisogno di giustizia”.
Nicola Gratteri è in magistratura dal 1986, prima come Sostituto a Locri e poi a Reggio Calabria, dove dal 2009 era Procuratore aggiunto. E’un magistrato che conosce bene la Calabria, il territorio, la sua storia. Ha avuto il merito, e lo ha dimostrato attraverso numerose pubblicazioni, di approfondire il fenomeno della ‘ndrangheta non solo con l’approccio investigativo, ma anche attraverso l’approfondimento storico, sociologico ed antropologico. Visuali importantissime, in quanto attraverso queste si possono predisporre nuovi modelli di legislazione per combattere la piaga. Modelli che secondo la concezione di Gratteri avrebbero dovuto interessare l’intero territorio europeo. E dopo la mancata nomina a Ministro della Giustizia, nel 2014, voluta dal Primo Ministro Renzi, ma cassata da Napolitano, perché troppo tecnica (“o perché sono un rompiscatole” si schernisce Gratteri), il neo Procuratore di Catanzaro dal luglio 2014 al Gennaio 2015 ha presieduto una commissione, voluta sempre dal Presidente Renzi, che ha messo su carta una serie di proposte normative per la lotta alla criminalità organizzata. Insomma la nomina di Gratteri per qualcuno sarà poco rassicurante, toccherà invece a quella parte onesta della società calabrese ed italiana, che è maggioranza, il compito di rassicurare lui, affinché possa essergli assicurata sempre, nel lavoro che svolgerà, collaborazione e scorta mediatica.