Il segnale vero della lotta alla corruzione è la lotta alla prescrizione. Per colpire la prima occorre ripensare drasticamente la seconda. Che oggi invece decorre dalla commissione del reato, così quando questo viene scoperto – spesso anni dopo – la prescrizione è già in fase avanzata di demolizione del processo.
Intendiamoci, fa piacere sentire il Presidente Mattarella esortare tutti a lottare contro la corruzione e denunciare quella dei politici come la più grave. Poi però la montagna partorirà il “contentino”: pochi anni di prolungamento della prescrizione – proposta eternamente allo studio – giusto per sedare un’opinione pubblica sempre più consapevole che il male nero della politica viene dall’impunità delle sue mele marce, camuffata da “lotta con la magistratura”. Ma i condannati passano tranquillamente anche i metal detector della normativa (Severino), che ha imposto una fedina penale decente per chi intenda presentarsi alle elezioni. E così saltano anche i filtri di ineleggibilità preventiva, che in teoria avrebbero dovuto fermare all’ingresso i personaggi pochi raccomandabili.
Come cittadini facciamo sempre più fatica a sentire bellissimi discorsi ufficiali, a fronte di una realtà così disastrata. E lo dico con il massimo rispetto per il Presidente Mattarella. Perché il gioco è ormai scoperto: leggi severe, ma opportunamente manomesse.
Anche l’onestà sabotata è criminalità organizzata.
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