Nel giorno in cui arriva l’ennesima smentita dall’Egitto su una delle tante false ricostruzioni sull’omicidio di Giulio Regeni, le dichiarazioni del vice ministro dell’Interno che frena sulla pista criminale, continua la campagna “Verità per Giulio Regeni” con un’iniziativa promossa dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Antigone, Amnesty International Italia alla quale ha aderito anche Articolo 21.
A due mesi dalla scomparsa del giovane ricercatore, da quando il suo corpo venne trovato senza vita al Cairo, i giocatori dell’Atletico Diritti, squadra nata dalla volontà di Antigone e Progetto Diritti, con il patrocinio dell’Università Roma Tre, hanno esposto lo striscione di Amnesty e composto la stessa scritta sul campo Gerini, dove giocano tutte le domeniche.
Un segno di solidarietà che CILD, Antigone e Amnesty chiedono di replicare in tutti i campi e stadi d’Italia alla vigilia del terzo mese dalla scomparsa del giovane ricercatore, il 25 gennaio scorso.
“Rivolgiamo un appello alle squadre e a tutte le tifoserie dei campionati maggiori affinché per la giornata che si terrà il prossimo 23 e 24 aprile possano replicare questa iniziativa, scendendo in campo con maglie o cartelli ed esponendo striscioni con scritto Verità Per Giulio” hanno chiesto Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia e Patrizio Gonnella, presidente di CILD e Antigone.
“È importante che anche dal mondo del calcio arrivi un forte segnale in tal senso”.
“Dobbiamo – concludono i due presidenti – tenere alta l’attenzione affinché questa vicenda non venga rimossa dall’agenda politica. È una cosa che non possiamo permetterci, per Giulio, i suoi familiari, per la libertà di ciascuno, ma anche per la dignità del nostro paese”.
E sempre oggi, mentre venivano diffuse le dichiarazioni dell’esponente del governo di Al Sisi, il Corriere della Sera rilancia la denuncia anticipata un mese fa da questo sito. Le centinaia di desaparecidos egiziani di cui l’Egitto non vuole parlare e di cui mai racconterà la fine.
Sono 533 le sparizioni forzate registrate nel paese nordafricano da agosto del 2015 a oggi.
In alcuni casi le persone sono ricomparse, alcune con segni di tortura e maltrattamenti, ma di 396 di loro non si sa ancora niente. I dati sono stati diffusi da due ong egiziane ‘Commissione egiziana per i diritti e le libertà’ e ‘Centro El Nadim’ e sono stati riportati oggi dal quotidiano di Via Solferino, che ha dedicato agli ‘spariti d’Egitto’ due pagine nell’edizione cartacea e uno speciale interattivo sul sito, pubblicando tutti i nomi degli scomparsi degli ultimi otto mesi e le storie di 15 di loro.
A corredo dello speciale la foto di Giulio Regeni, con sullo sfondo tante piccole foto degli altri desaparecidos, a evidenziare che quello del ricercatore italiano sparito al Cairo e poi trovato morto con segni di tortura non è un “incidente isolato” come lo ha invece definito il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shourky parlando da Washington.
Le cosiddette sparizioni forzate “nel diritto internazionale riguardano persone arrestate da agenti dello Stato o in borghese e portate in centri di detenzione ufficiali e non, tenute in detenzione e senza comparire di fronte a un giudice”, spiega Riccardo Noury di Amnesty International.
Le organizzazioni per i diritti umani rilevano che i nomi e le storie che sono riuscite a documentare costituiscono una stima conservatrice rispetto alla reale portata del fenomeno: molte famiglie hanno paura di denunciare le sparizioni, per timore di ritorsioni o nella convinzione che gli attivisti possano fare poco.
Le vittime di sparizioni forzate sono persone accusate di appartenere alla Fratellanza Musulmana o di essere dissidenti laici, ma anche persone politicamente non affiliate.
Le torture subite da Giulio Regeni, la sua fine atroce, hanno segnato profondamente ognuno di noi. Siamo tutti fermi, ora, nel chiedere giustizia, chiarezza sulla sua morte e sul movente che l’ha determinata. Fermi e uniti, come non mai.
Ma per rispetto di Giulio, del suo impegno in Egitto, la sua azione di denuncia delle violazioni continue nei confronti della popolazione egiziana, è giusto ricordare tutti gli altri ‘Giulio’ che non conosciamo e di cui non sapremo mai nulla.
Ed è per questo che il 2 maggio, in occasione della Giornata mondiale per la libertà di informazione, Articolo 21 e Federazione nazionale della stampa promuovono un sit-in davanti all’ambasciata egiziana per chiedere ancora una volta verità e giustizia per Giulio Regeni.