I contrappesi del potere sono sotto attacco, proprio quando ne avremmo più bisogno. Il suo accentramento è imminente, una volta che la riforma della Costituzione e la la legge elettorale del “maggioritario autoritario” dovessero saldarsi. E’ sotto attacco il contropotere elettorale, visto che il governo incoraggia l’astensionismo dilagante per far fallire i referendum sgraditi, evitando accuratamente di farli coincidere con altre elezioni (election day), a costo di sprecare 300 milioni.
E’ sotto attacco il contropotere della stampa, con una Rai filo-governativa dove chi critica il proprio “editore di riferimento” governativo rischia di essere sbattuto in isolamento. Ma anche a causa della concentrazione delle grandi testate, con opinionisti sempre più moderati, ma con una calante sensibilità per la questione morale.
E’ sotto attacco il contropotere della legalità, quando i ladri sono i politici. Che rivendicano libertà di corruzione (garantismo), salvo dichiararsi – se condannati – vittime dell’uso politico della giustizia.
E’ sotto attacco il contropotere della pubblica opinione, perché con le imminenti norme bavaglio sulle intercettazioni dei politici, non potrà più avere informazioni essenziali per valutare la “disciplina e onore” dei propri rappresentanti.
Il potere vuole che non c’impicciamo.
Ieri, c’era il “ghe pensi mi”, oggi, “lo fo io”. Cambia il dialetto, ma non il difetto.
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