È difficile appassionarsi al lavoro di un uomo che non si occupa di poesia, non si occupa di cinema, non si occupa di sport, non dà alcuno spazio ai sentimenti e pone al centro delle proprie analisi unicamente la cruda verità dei numeri e dei dati, eppure questo è ciò che è successo a Fabrizio Forquet: giornalista de “Il Sole 24 Ore”, storico collaboratore di Giuliano Amato e professionista meticoloso ed esemplare per puntualità e precisione d’analisi.
Tuttavia, era un altro l’aspetto che rendeva unico questo collega: riusciva a farsi apprezzare anche quando scriveva un articolo con il quale si era in disaccordo, come a me capitava talvolta quando affrontava i temi del lavoro, della flessibilità e della spesa pubblica, esprimendo una visione squisitamente liberale che non sempre si conciliava con il mio pensiero socialista. Ma era impossibile non volergli bene, non leggerlo, non seguire con cura la sua attività, tanto era lo scrupolo con il quale si documentava, la proprietà di linguaggio con la quale si esprimeva, la sua capacità di farsi capire da tutti senza far storcere il naso agli addetti ai lavori, mescolando cultura, competenza, brio e una semplicità dirompente che agevolava la comprensione dei singoli argomenti, senza un filo di arroganza o di saccenza.
Ci lascia a quarantotto anni, con un incredibile senso di vuoto e di incredulità; ci lascia al termine di un’esistenza che, nel suo caso, non è retorico definire breve ma intensa, profonda e ricca di passione per il proprio mestiere; ci lascia avendo costruito un modo di interpretare la professione che vorremmo facesse scuola, specie fra questi si occupano di questioni delicati e di difficile comprensione per i lettori non specializzati; ci lascia senza parole, prigionieri di una solitudine che sarà difficile colmare e della quale sarà impossibile farsi una ragione.
E noi, sfogliando “Il Sole”, cerchiamo invano le sue riflessioni acute, il suo sguardo aperto sul mondo, la sua saggezza e la sua abilità nel presentare le notizie e nel coglierne ogni volta il centro e i dettagli più rilevanti.
Cerchiamo invano perché purtroppo Fabrizio non c’è più e si sente tremendamente la mancanza della sua umanissima dolcezza.