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Casaleggio: un innovatore, nonostante tutto

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Che dire di Gianroberto Casaleggio, fondatore, insieme a Grillo, del Movimento 5 Stelle? Non voglio essere ipocrita: non condividevo quasi nessuna delle sue idee, prima fra tutte lo smantellamento della democrazia rappresentativa in nome della democrazia diretta, ma di fronte alla morte è sempre doveroso fermarsi, lasciare da parte le questioni personali e le avversioni politiche e riflettere serenamente su chi sia stato e cosa abbia fatto questo misterioso imprenditore del web, a suo modo visionario, senz’altro capace di innovare la politica italiana. Se in meglio o in peggio sarà la storia a dircelo: senza dubbio, dopo la nascita del M5S nulla è stato più come prima, compresa la dialettica fra destra e sinistra, ormai di fatto superata.

Ha avuto coraggio, di questo gli va dato atto: sfidare l’ordine costituito, fondare un movimento anti-sistema, condurlo a percentuali vertiginose e tuttora in aumento, dar vita a un’ideologia che si può discutere quanto si vuole ma comunque c’è e influenza il dibattito pubblico e restare sempre in disparte, senza quasi mai apparire in pubblico, è un’azione importante della quale sarebbe ingiusto non dargli atto.
Adesso ci si domanda cosa cambierà in quel movimento: non mi sembra il momento né la sede adatta per discuterne. Credo poco, in quanto quel movimento ormai ha imboccato una strada ben precisa e difficilmente deraglierà dai binari che sta seguendo, per quanto discutibili e forse politicamente infruttuosi.

È opportuno, piuttosto, ragionare su quante cose siano cambiate dal 2007 ad oggi, da quel sabato di inizio settembre in cui Grillo lanciò il primo V-Day in piazza Maggiore, a Bologna, e propose provvedimenti sui quali si può discutere, ci si può confrontare anche duramente ma non si può commettere l’errore esiziale di ignorarli, come purtroppo ha fatto per anni la politica ufficiale, finché la marea di cittadini comuni che ha abbracciato le idee di quella compagine non si è abbattuta sul Parlamento.
Se li avessimo ascoltati al momento opportuno, se fossimo stati meno presuntuosi e arroganti, forse, quel movimento non sarebbe mai nemmeno nato, ma ora che c’è e costituisce ormai una realtà strutturale del panorama politico italiano sarebbe assurdo non prenderne atto e non coglierne gli aspetti positivi, il valore aggiunto e gli ideali, molti dei quali un tempo venivano portati avanti proprio dalla sinistra, che ha introdotto all’interno delle istituzioni, rendendole inequivocabilmente più trasparenti e, se vogliamo, migliori.

Mancava, nella visione di Casaleggio, una posizione chiara sul contrasto insanabile fra il pensiero unico dominante, improntato al liberismo selvaggio, e il modello di sviluppo armonico e sostenibile caro, invece, a tanti dei ragazzi che si sono riconosciuti in quel movimento e ne hanno sposato la causa.
È vero, per contro, che in questa creatura anomala esiste un tratto totalizzante, essendo un qualcosa di pre-politico, una visione del mondo che va al di là della politica e si trasforma in uno stile di vita, in un modo di concepire i rapporti umani, in un proposito rivoluzionario probabilmente utopistico ma comunque rispettabile.
Molti di noi non si fidano fino in fondo di questa prospettiva, ne vedono gli eccessi, le esagerazioni e persino qualche assurdità ma una cosa è sicura: l’impatto del M5S sulla politica italiana, favorito anche dalla crisi economica che ha fatto strame delle antiche certezze e convenzioni sociali, è stato dirompente e dovremo imparare tutti a farci i conti, senza rinunciare a metterne in risalto contraddizioni e ambiguità.
E all’impegno del suo artefice, per quanto discutibile, bisogna guardare comunque con la dovuta attenzione, nel ricordo di una figura che, nel bene e nel male, ha segnato un tratto importante della vita politica italiana.

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