L’estrazione di idrocarburi pulita non esiste. Ogni barile di petrolio estratto ne genera otto di acque di lavorazione, altamente inquinanti. Detto meglio: dove c’è una trivella, nel migliore dei casi arriva il danno ambientale. Ma l’alto costo del trattamento dei liquami è un potente agente criminogeno per il loro smaltimento illegale, che porta al disastro ambientale. Più il prezzo del greggio scende, più incide il costo del trattamento legale dei reflui e quindi l’induzione a sversarli abusivamente (vedi scandalo Eni).
Un pozzo petrolifero nel deserto ha un impatto sul contesto nefasto, ma ridotto a causa del suo isolamento e della mancanza di alternative del territorio.
Un pozzo di petrolio in mezzo ai vigneti, paesaggi, borghi e arte in Basilicata è un bio-omicidio di terra, acqua e aria di tutto il circondario. Non per qualche anno, ma finché le scorie prodotte non si saranno estinte.
Una eutanasia fossile per poche royalty, maledette e subito. E questa sarebbe l’idea “strategica” di sviluppo di Renzi? Saranno più i posti di lavoro creati o i posti letto occupati nei reparti oncologici? Abbiamo disperato bisogno di politici con un’ampia visione, ma ci scegliamo sempre mediocri uomini con una smodata ambizione.
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