“Sul volto di mio figlio ho visto il male del mondo”, parole intense e drammatiche quelle pronunciate da Paola Regeni, mamma di Giulio, durante la conferenza stampa ospitata, nei giorni scorsi, nelle aule del Senato.
“Se non dovesse accadere nulla, saremo costretti a mostrare le foto del corpo di nostro figlio, affinché tutti possano vedere come è stato ridotto dai torturatori..”, hanno ancora aggiunto la signora Paola ed il marito Claudio, chiusi in un dolore profondo, intriso più che dall’odio, dalla determinazione di continuare a chiedere verità e giustizia per Giulio.
Le autorità egiziane hanno sin qui fornito le più incredibili versioni sull’assassinio del giovane italiano.
Dopo aver fatto sparire o compromesso le prove, a cominciare dalle registrazione video, hanno cercato di suggerire la “Pista passionale”, poi hanno buttato la colpa sulle bande dei balordi alla ricerca di qualche moneta, poi hanno dato in pasto ai giornali “Il torbido mondo del vizio”, poi hanno puntato il dito contro i nemici del dittatore Al Sisi e contro coloro che vogliono sporcare l’immagine dell’Egitto e le ricche relazioni commerciali e finanziarie con l’Italia; prima o poi tireranno in ballo anche l’Isis, alla disperata daranno forse la responsabilità ad un ” Drone vagante”.
Dietro tanta imperizia ed improvvisazione si nasconde anche la drammatica realtà egiziana.
I dati forniti da Amnesty international narrano di migliaia di persone sequestrate e torturate.
Nel solo 2015 sarebbero state oltre 500 le vittime del regime, tra queste studenti, insegnanti, attivisti dei diritti umani, cronisti non allineati.
In questo contesto si inserisce il sequestro, la tortura, la morte di Giulio, un giovane curioso, ricco di passione civile, che aveva scelto di studiare l’organizzazione e il ruolo dei sindacati, in un paese che non ama forma alcuna di opposizione politica, sociale e civile.
Non casualmente sono stati proprio alcuni giovani egiziani a rompere il muro del silenzio e a scrivere ai genitori , chiedendo loro di non mollare e di farlo anche per i Giulio egiziani che sono spariti senza lasciare traccia.
Questi appelli sono stati rilanciati dagli amici di Giulio che hanno dato vita ad una sorta di network che sta illuminando a giorno l’intera vicenda.
Spetta a tutti noi, ai giornalisti, alle reti internazionali e nazionali, alle associazioni che hanno a cuore la libertà di informazione e il diritto alla pace, raccogliere questo appello e amplificarlo.
Nei prossimi giorni, il 15 e 16 aprile, saremo ad Assisi per l’appuntamento con le scuole di pace.
Migliaia di giovani animeranno laboratori, inziative ed anche una marcia della pace che legherà la Basilica di Santa Maria degli Angeli a quella di San Francesco.
L’incontro di Assisi è dedicato a Giulio e ai tanti Giulio che, in Egitto e nel mondo, hanno perso la vita o continuano a patire perché hanno creduto e credono che un altro mondo sia non solo possibile, ma indispensabile.
Forse la piazza di Assisi potrebbe esporre un grande striscione con le parole di Paola Regeni “sul volto di Giulio ho visto il male del mondo..“, e ancora ” Veritá e giustizia per Giulio e per tutti i Giulio egiziani..”
La capitale del movimento per la pace e per la giustizia, almeno per un giorno, dovrà diventare Piazza Giulio Regeni.