Abbiamo fatto bene ad essere presenti questa mattina fuori dalle mura vaticane per accogliere e accompagnare i due cronisti Emanuele Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, sotto processo per le inchieste pubblicate che hanno rivelato, vogliamo ricordarlo, vicende di rilevanza penale come dimostrato dalla decisione della stessa procura vaticana di aprire un fascicolo su alcuni di quei fatti. Abbiamo fatto bene e ringraziamo di aver condiviso con noi questa mattinata gli amici di Pressing in rete, No Bavaglio e MoveOn, ma anche i vertici di FNSI, il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Beppe Giulietti, i membri della giunta della Federazione nazionale della stampa e dell’esecutivo Usigrai che sono stati con noi per denunciare questo “processo ingiusto e sbagliato, un processo-farsa, perché è un processo ai giornalisti e al diritto di cronaca che non ha cittadinanza in nessuno stato di diritto”, come ha detto giustamente Lorusso.
Un processo farsa che rischia però di chiudersi con una condanna pesante contro i due giornalisti, che rischiano una pena fino a otto anni, in totale violazione della legge italiana e delle norme deontologiche, a cui entrambi devono rispondere, per non parlare delle ripetute sentenze della Corte europea di giustizia. Una condanna che, per assurdo, sarà proprio lo Stato italiano a dover eseguire, in base ai Patti Lateranensi, su cui abbiamo già ampiamente scritto.
Abbiamo fatto bene e lo rifaremmo, nonostante il curioso comportamento della Questura, che ieri ci ha respinto la richiesta di autorizzazione per un presidio, senza fornirci spazi di trattativa su dove posizionarci (naturalmente sempre su suolo italiano), poi stamattina diffonde la notizia dell’avvenuta autorizzazione, per chiudere la giornata con una nota ufficiale che precisa di aver dovuto identificare e poi denunciare per omesso preavviso “i partecipanti alla manifestazione indetta dai ‘giornalisti di articolo 21’. Sull’episodio sarà redatta informativa all’autorità giudiziaria”, si legge nella nota.
Un comportamento anomalo che segnaliamo ai diversi parlamentari presenti, da Pippo Civati ad Andrea Maestri, chiedendo di farsi promotori di un’interrogazione per sapere in base a quale norma del nostro ordinamento è vietato a un gruppo di cittadine e cittadini, che nello specifico sono anche giornalisti, accompagnare due colleghi imputati verso il luogo dell’udienza, restando sempre rispettosamente a distanza del territorio vaticano e in presenza di decine di altri reporter, cameraman e fotografi, probabilmente anche più numerosi dei presunti manifestanti, che pure non sono stati identificati, giustamente. Come abbiamo scritto ieri, la nostra è stata una presenza solidale, senza striscioni o bandiere, con qualche maglietta e qualche volantino in mano; e se di manifestazione si è trattata è stata semplicemente una manifestazione, assolutamente pacifica, del nostro pensiero che è e resterà sempre contro ogni forma di attacco e intimidazione nei confronti della libertà di espressione e informazione. Siamo certi che non saremo costretti a denunciare eventuali misure giudiziarie a carico degli amici e colleghi identificati oggi.
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