BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

A quando una Chiesa “trasparente” oltre che povera?

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Vi siete mai chiesti cosa ne faccia la Chiesa di tutti i soldi che incassa? Come vengono utilizzati i fondi destinati all’8×1000? E quelli delle offerte dei privati? Com’è possibile che per entrare in alcune Chiese, anche da cattolici credenti e praticanti, e quindi da protagonisti di una comunità, sia necessario pagare un biglietto d’ingresso?

Nel 2015 è stato destinato alla Chiesa Cattolica Italiana un contributo di un miliardo di euro e sul sito www.8xmille.it alcune risposte si trovano facilmente, almeno quelle relative alle somme determinate dai cittadini italiani. La C.E.I. è infatti “impegnata – così si legge sul sito – in un “progetto di trasparenza” che supera gli obblighi di legge sulla pubblicazione del rendiconto annuale 8xmille alla Chiesa cattolica (art. 44 della legge 222/85) affiancandogli la mappa 8xmille” e  riparte le somme dell’8xmille per l’anno corrente in questo modo:

  • Esigenze di culto e pastorale della popolazione italiana ( 40,5  % )
  • Sostentamento dei sacerdoti ( 26,6 % )
  • Interventi caritativi in Italia e nei paesi in via di sviluppo ( 32,9 % )

E tutto il resto? Che motivo ha di esistere un tariffario per battesimi, funerali e benedizioni? Chi finanzia la ristrutturazione delle strutture religiose? Con quali fondi vengono ultimate le facciate delle Chiese? E chi finanzia le feste religiose dove alle processioni si alternano fuochi d’artificio e cantanti che poco hanno di sacro? Com’è possibile che la gestione di alcune feste religiose sia stata “affidata”, sotto varie forme, alla criminalità organizzata? E non è fantascienza il racconto del collaboratore di giustizia Antonio Femia che nell’ambito dell’inchiesta Tipographic racconta come le ‘ndrine avrebbero finanziato la costruzione della chiesa di Sant’Antonio a Prisdarello. E’ stato detto e ribadito: il cordone ombelicale che lega la mafia alla chiesa è il consenso, la visibilità, in cambio del denaro, ovviamente. Ma se i mafiosi sono stati “scomunicati” così come gridò papa Francesco dalla piana di Sibari com’è possibile che ancora oggi assistiamo a questo scambio di interessi? E lì dove questo non avviene, i parroci sono davvero supportati nelle loro coraggiose scelte?

Iniziando a rispondere a queste domande si potrebbe togliere l’imbarazzo relativo al crac dei francescani (ricordate?) che pare avrebbero acquistato armi e droga con le offerte di san Francesco. Oppure come l’ex vescovo di Trapani a cui sono stati sequestrati beni per tre milioni di euro e che risulta indagato, tra le altre, per appropriazione indebita e malversazione di fondi. Proprio quelli relativi all’8×1000.

La Chiesa di Francesco va in questa direzione e auspica un modello di pastorale forte nella denuncia. Si è scagliato contro lo vendita dei sacramenti e i preti “affaristi”, ha ribadito che “la redenzione di Gesù è sempre gratuita” per poi affermare che “tante volte la Chiesa in alcuni posti, più che madre è una imprenditrice” e che “non si possono servire due padroni: o rendi il culto al Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro”. La stessa Chiesa che chiede ai politici di rendere pubblici i finanziamenti e tuona contro la corruzione.

Ecco. Magari si potrebbero iniziare a svuotare alcune Chiesa da quelle panche e da quei banchi regalati dal mafioso di turno. E poi liberare i fantasmi dallo IOR e iniziare a chiederci cosa se ne faccia la Chiesa dei poveri, di una banca. Rendere pubblica la verità sullo scandalo del Banco Ambrosiano. Oltre che rivelare gli importi delle donazioni e delle offerte e magari far dei controlli prima di accettare qualsiasi obolo, ricordandoci che in alcuni casi le donazioni consentono al benefattore anche un risparmio fiscale. Che poi, questo papa, l’ha detto senza mezzi termini: “la Chiesa non ha bisogno di soldi sporchi”.

Alcuni mesi fa l’assemblea generale della CEI, mentre approvava il bilancio e ripartiva i fondi dell’8×1000 ha trovato il tempo, per voce del suo presidente, Angelo Bagnasco, di ribadire il suo no al divorzio breve, e ai matrimoni e adozioni gay, senza accennare minimamente a quella grave forma tumorale di questo paese: la mafia. Anche se il passaggio più importante nel messaggio di aperture di Bergoglio ha toccato la corruzione, così come ripete da sempre: i peccatori sono perdonati, i corrotti no. Verità vuole che il pontefice non rappresenti tutta la Chiesa anche se ne esprime la massima espressione. La Chiesa siamo “noi”, e non possiamo permetterci di lasciare da solo questo papa.

Alcune nomine ecclesiastiche regalano fiducia nel futuro. Su tutte, quella del cardinale Montenegro eletto a capo della Caritas (e la sua elevazione alla dignità cardinalizia é testimonianza delle parole che possono diventar fatti), ma anche, tra gli altri, quelle dei nuovi vescovi di Palermo e Bologna. Segno che la speranza esiste e che è davvero possibile una Chiesa diversa. Speriamo di vederla in tempo.


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