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Wind, uno spot offensivo da ritirare subito

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Mentre piangiamo la morte, sotto tortura, di un nostro connazionale al Cairo, Wind non trova di meglio da fare che riempire gli schermi televisivi con uno spot offensivo, che ha fatto giustamente indignare la famiglia di Giulio Regeni spingendola a chiederne, insieme ad Amnesty International e ad Antigone, il ritiro.

Nello spot, un uomo si rifiuta di rivelare i dettagli delle nuove promozioni della compagnia telefonica. Una voce fuoricampo allora ordina “Torturatelo!”. E allora, dall’uomo legato da una corda, come fioccano le informazioni!

Un messaggio pericoloso, secondo il quale la tortura serve. E sbagliato: oltre che immorale, la tortura non è un metodo efficace per ottenere informazioni. Né giusta né utile, dunque: un mero strumento di ritorsione, di punizione, di vendetta.

Sulla tortura non si dovrebbe mai scherzare. A maggior ragione in questo periodo, in cui milioni di italiani chiedono di conoscere la verità sulla morte, sotto tortura, di Giulio Regeni. Possibile che a Wind non ci abbiano pensato?

Diranno: “L’avevamo girato tempo fa”. Perché, “tempo fa” non c’erano stati Cucchi, Aldrovandi, Bianzino, Uva, Ferrulli, Magherini, Mastrogiovanni, i torturati di Bolzaneto e altri ancora?

Wind sta ricevendo moltissime proteste. Lo spot è stato tolto da Facebook e da YouTube. Ma resta da fare la cosa più importante: cancellarne la programmazione in tv e chiedere scusa. In primo luogo alla famiglia di Giulio Regeni.


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