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Spreco alimentare

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Dopo anni di insistenza della pubblica opinione, la legge contro lo spreco alimentare sta finalmente per essere approvata. Un bel traguardo per convogliare le eccedenze verso chi fa ancora fatica a procurarsi un pasto. Ma che richiede una progressiva attribuzione di rispetto al recupero. Cioè siamo noi cittadini che dobbiamo cambiare la nostra percezione dell’avanzo. Perché  sono ancora molti che pensano sia inutile riutilizzare quelli domestici e persino sconveniente chiedere al ristorante di poter confezionare ciò che non si è mangiato, per poterlo consumare in casa. Come invece avviene in molti altri paesi nella più assoluta normalità.

Questo atteggiamento è strettamente collegato al provincialismo che fa dello spreco di cibo uno status simbol. Che va dalla ridicola abitudine piccolo-borghese di lasciare sempre nel piatto qualcosa nelle cene pubbliche; al rifiuto di riproporre in famiglia quanto non consumato nel pasto precedente. Una volta sentii una persona lamentarsi pubblicamente – ma in realtà vantarsi –  che i propri figli non mangiavano avanzi. Sicuramente l’avrà fatto pensando di ottenere ammirazione, mentre quella goffa dichiarazione creò qualche attimo di gelo nella tavolata.
Le leggi – come quella imminente contro lo spreco alimentare – sono l’esito di un’evoluzione culturale. Sarebbe bello vedere in futuro, persone al ristorante chiedere di incartare i propri avanzi, senza la scusa di volerli portare al cane.

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