Il Caucaso settentrionale continua a essere un territorio estremamente pericoloso per chi vuole occuparsi di diritti umani. L’ultimo attacco risale a mercoledì 9 marzo. In serata un gruppo di giornalisti russi, svedesi e norvegesi, insieme a difensori dei diritti umani del Gruppo mobile congiunto (JMG, un’organizzazione di monitoraggio sulla situazione dei diritti umani), ha subito una violenta aggressione nei pressi del confine tra Inguscezia e Cecenia.
Il loro minibus è stato intercettato e bloccato, prima di entrare in Cecenia, da quattro automobili. Ne sono scesi 20 uomini dal volto coperto che hanno costretto i giornalisti e i difensori dei diritti umani ad abbandonare il veicolo, che è stato poi dato alle fiamme, con tutte le attrezzature che si trovavano all’interno.
Nel mentre, i giornalisti e i difensori dei diritti umani venivano picchiati brutalmente, tra accuse urlate di “terroristi”, “protettori dei terroristi” e minacce di non provare ulteriormente a entrare in Cecenia.
Otto di loro sono stati costretti al ricovero in ospedale.
Un’ora dopo, la seconda parte dell’attacco. CInque uomini armati e dal volto coperto hanno sfondato la porta d’ingresso e fatto irruzione nella sede del JMG in Inguscezia, dove per fortuna non c’era nessuno. I danni sono stati comunque rilevanti.
Ancora una volta, le autorità russe hanno dimostrato di non essere intenzionate a proteggere i giornalisti e i difensori dei diritti umani nel Caucaso settentrionale.