La previsione di sanzioni più pesanti a carico di chi promuove liti temerarie, nell’ambito della proposta di legge di riforma del processo civile approvata alla Camera, rappresenta sicuramente un passo in avanti e va nella direzione auspicata dalla FNSI. Non siamo ancora all’introduzione di una sanzione pecuniaria proporzionale all’entità del risarcimento richiesto al giornalista in evidente malafede e con chiaro intento intimidatorio, ma la novità non è di poco conto.
Intanto, grazie anche al lavoro dell’onorevole Walter Verini, viene stabilito che chi abbia agito o resistito con malafede debba essere condannato al pagamento di una somma in favore della controparte “determinata tra il doppio e il quintuplo delle spese legali liquidate”. Viene inoltre previsto che il giudice, “quando pronuncia sulle spese ai sensi dell’articolo 91 del codice di procedura civile, condanna d’ufficio e anche se non sussistono gli altri presupposti di cui all’articolo 96, primo comma, del codice di procedura civile, la parte soccombente, che ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave, al pagamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che tenga conto del valore della controversia, di importo determinato in misura non inferiore al doppio e non superiore al quintuplo del contributo unificato dovuto per l’introduzione del giudizio”.
Intanto, entrambe le novità consentono di affermare che, se quelle norme saranno approvate definitivamente, verrà affermato il principio secondo cui chi fa un uso temerario della giustizia deve pagarne le conseguenze. Il riferimento esplicito al valore della controversia nella determinazione della sanzione pecuniaria rappresenta inoltre il presupposto per un ulteriore e decisivo passo in avanti, magari nell’ambito del progetto di legge di riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa. Quel riferimento, infatti, deve portare all’introduzione nel nostro ordinamento del principio più volte affermato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in tema di libertà di stampa. Quello secondo il quale quando la richiesta di risarcimento danni nei confronti di un giornalista è manifestamente infondata, e quindi la lite viene riconosciuta temeraria, chi ha promosso l’azione va condannato ad una sanzione proporzionale all’entità del risarcimento richiesto al cronista.
Si tratterebbe di una norma di civiltà che introdurrebbe un chiaro deterrente al fenomeno sempre più diffuso delle azioni civili e delle querele temerarie. Il principio potrebbe essere rafforzato dalla previsione che le somme incassate debbano essere destinate ad alimentare il fondo per l’editoria e per l’occupazione nel settore editoriale.
La strada da percorrere è ancora lunga. Il passo in avanti compiuto dalla Camera dei deputati non va però sottovalutato. La Federazione della Stampa continuerà a mantenere alta l’attenzione su quello che è un tema che riguarda la democrazia prima ancora che la professione giornalistica, proseguendo il dialogo con le istituzioni e alimentando il dibattito nella categoria e nella società.