Proprio in questi giorni si sta realizzando a quanto pare un accordo importante per quel mezzo di comunicazione che nel nostro Paese conta da molti decenni più di ogni altro, quello televisivo. E i protagonisti sarebbero questa volta i francesi della società Vivendi che controlla con il finanziere Vincent Bollorè e che potrebbe inglobare il polo televisivo di Mediaset controllato da Berlusconi con la neutralità dichiarata del governo italiano in carica, trattandosi di società private e quotate in borsa. Uno scambio azionario tra Vivendi e Mediaset sancirà l’accordo tra i due gruppi attraverso la gestione da parte di Canal Plus dei canali di Mediaset Premium e a un livello più alto prevede la co-produzione di canali di qualità che andranno ad arricchire i palinsesti della nascente piattaforma Over the top che diventerà alternativa a quella di Nettflick nell’Europa meridionale.
Un piano ad ampio raggio messo a punto da Bollorè, il suo entourage e Silvio Berlusconi, il quale alla soglia ormai degli ottanta anni si è convinto che il futuro delle sue televisioni non può essere gestito in famiglia (e il suo amico Murdoch gli ha fatto sapere di volersi concentrare su Time Warner).
E dunque la cessione futura di parti di Mediaset avverrà in maniera graduale e progressiva anche per accontentare i figli dell’imprenditore di Arcore contrari a una possibile vendita secca. In ogni caso la vendita dovrebbe dopo alcuni anni consentire il controllo da parte di Bollorè del gruppo del Biscione e la famiglia Berlusconi con un pacchetto importante nella società francese di media. L’accelerazione è aumentata per quello che si sa a causa del pessimo andamento dei conti di Mediaset Premium la pay tv che per far concorrenza a Sky si è assicurata i diritti della Champions League di calcio con la cifra astronomica di 710 milioni di euro in tre anni. La prevista crescita degli abbonamenti non si è verificata nei termini sperati e a Cologno Monzese si è acceso l’allarme rosso. Di qui l’accordo tra Vivendi e Berlusconi. Il disegno riguarda in una seconda fase le infrastrutture cioè le torri di trasmissione del segnale televisivo. E qui il governo italiano dovrebbe far sentire la sua voce perché le torri tv di proprietà di Mediaset vengano unite a quelle di Ray Way in un polo a maggioranza pubblica e quindi con l’intervento di un operatore tipo Cassa depositi e prestiti o di un fondo collegato ad essa. Ma a questo punto la cosa diventa più complicata e chiama in causa Telecom Italia di cui Vivendi controlla il 24,9%.
A questo punto si capisce meglio anche l’obbiettivo di Mediaset e gli ostacoli che all’operazione complessiva potrebbero venire in una seconda fase. Oggi è impossibile prevedere tutto ma è già chiaro il quadro che incomincia a delinearsi. Sarà una partita di qualche interesse sul piano economico come su quello più ampio, anche politico.